Il «verde» pallido del made in Italy

La Green economy sbarca in Italia. Il nuovo modello aziendale «verde», con un occhio al profitto e l’altro all’ambiente, punta sui giovani imprenditori per salvaguardare l’ecosistema. Un cammino appena iniziato.

Nel mondo imprenditoriale italiano è in atto una piccola «rivoluzione verde». Al seminario di studio del 19 ottobre scorso a Palermo, «Più giovani in agricoltura, per una rinnovata azione contro i cambiamenti climatici», la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) ha presentato un modello di azienda ecocompatibile: tecniche di coltura e di concimazione rispettose dell’ecosistema, impiego delle biomasse nella produzione di energia, attenzione al risparmio idrico nell’irrigazione, incremento dei veicoli elettrici e dei sistemi di compostaggio. “Bisogna puntare sui giovani”, si è detto al convegno, e non a caso sono i giovani imprenditori i più attenti all’impatto ambientale e all’innovazione.
Legato a quello di azienda «verde», dal seminario è emerso il concetto di multifunzionalità. Le imprese multifunzionali si occupano non solo di produzione ma anche di trasformazione e di vendita diretta dei prodotti aziendali, di salvaguardia del territorio rurale, di agriturismo, di recupero e messa a coltura di antiche varietà vegetali e razze animali. In tale contesto, la pulizia periodica dei canali irrigui non è solo un’esigenza dell’agricoltore finalizzata ad assicurare un regolare ciclo di crescita delle colture, ma è anche uno strumento indispensabile di conservazione del territorio rurale di cui tutti fruiamo. Funzioni sino a ieri considerate accessorie, trascurate o delegate ad altri, diventano parte integrante del ciclo lavorativo. Con una ricaduta positiva sull’ambiente.

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Ma la «rivoluzione verde» sta prendendo piede, sia pur timidamente, anche in altri settori produttivi: secondo uno studio condotto dalla Robert Half Finance, il 33% delle aziende italiane (su scala mondiale sono il 42%) implementa attività volte al rispetto dell’ambiente. Quali? Oltre al riciclo degli scarti e al contenimento dei consumi energetici, fanno la loro timida comparsa modalità più originali ed innovative come la digitalizzazione dei documenti, che permette di eliminare in toto il materiale cartaceo, e l’incentivazione all’uso, da parte dei dipendenti, dei mezzi pubblici attraverso il rimborso del costo dei biglietti utilizzati per raggiungere l’ufficio. Altrove, in Europa, come ad esempio in Francia, l’approccio ecologico mira a coinvolgere non solo i produttori, ma anche i consumatori, nel condividere le responsabilità della conservazione dell’ambiente, cambiando: da un lato, comportamenti d’acquisto, dall’altro, metodi di produzione.
Una fotografia dell’attuale orientamento a livello globale ci viene offerta dalla Green Rankings 2011, l’annuale classifica mondiale delle imprese più attente all’ambiente. In testa troviamo la tedesca Munich Re seguita dall’americana Ibm, dalla National Australia Bank, dalla banca brasiliana Bradesco, da aziende inglesi, indiane, olandesi, giapponesi. Per trovare un’italiana (Telecom) dobbiamo scendere al 23° posto, mentre il nostro colosso Enel è addirittura al 398°. Segno che la piccola «rivoluzione verde» italiana di cammino ne deve fare ancora parecchio per diventare grande.

Giulia Giudici

Foto: http://www.flickr.com/photos/us-mission/5609396452/

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