Gli insetti salveranno il pianeta

Le nuove frontiere della lotta contro le carenze alimentari si spingono su terreni inesplorati. L’entomofagia guadagna favore fino a catturare l’interesse dell’Unione europea.

Alcuni noti quotidiani hanno diffuso la notizia che l’Ue ha stanziato 3 milioni di euro per ogni Paese comunitario che promuoverà il consumo alimentare di insetti. Mangiare della carne che non sia quella dei grandi mammiferi è un’abitudine alimentare come un’altra, un fatto culturale. Ma perché l’Ue, in una fase di grave crisi economica, è disposta a sborsare tanto denaro per un tipo di cibo del tutto estraneo al nostro continente? Ecco allora che saltano fuori emergenze a grappolo; prima tra tutte quella alimentare, che si incrocia con il sovrappopolamento del pianeta, con quella climatica, e per chiudere il cerchio, con lo spreco alimentare.
Nel 2050 il pianeta sarà popolato da 9,1 miliardi di “bocche da sfamare” – espressione del sito francese della FAO –, di conseguenza la produzione alimentare dovrà crescere del 70%, in particolare, quella della carne di almeno 200 milioni di tonnellate. Ma perché non incrementare l’allevamento di bestiame? Qui subentra l’emergenza climatica. Alcuni scienziati hanno stimato che quest’ultimo emette circa il 20% dei gas responsabili dell’effetto serra, da cui è scaturita la convinzione che per ristabilire l’equilibrio bisogna ridurre – o almeno non aumentare – i capi di bestiame. Il Dr. Francesco Perugini Billi esprime però un ben diverso parere: se gli allevamenti fossero eco-sostenibili, cioè meno artificiali, il territorio ed il clima ne beneficerebbero.
Ma c’è anche chi sostiene che l’emergenza climatica di per sé sia tutta una mistificazione. Molti scienziati se ne sono dissociati e tra questi il fisico Antonio Zichichi, presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati e firmatario, insieme a numerosi altri colleghi, di una lettera rivolta ai politici americani, pubblicata dal Wall Street Journal del 27 gennaio, nella quale si dichiara che non c’è stato nessun riscaldamento globale negli ultimi dieci anni, e che ricerche senza alcuna base scientifica sottraggono importanti risorse ai problemi reali. Sicuramente uno di questi è l’aumento in Europa della popolazione che vive in condizioni di indigenza, che stride con gli 89 milioni di tonnellate di cibo sprecato ogni anno da famiglie, produttori e ristoratori europei, cifra che nel 2020 diventerà di 126 milioni di tonnellate. Su questo tema l’Assemblea del Parlamento europeo ha approvato un testo, presentato dall’eurodeputato Salvatore Caronna del Pd, in cui si sollecitano degli interventi.
Difficile dunque comprendere tanto interesse per gli insetti da parte dell’Ue, tanto più che l’attenzione della FAO si rivolge all’Asia e all’area del Pacifico. Pur facendo uno sforzo, quali insetti potrebbero farsi spazio sulle nostre mense, visto che la fauna europea è molto diversa da quella dei Paesi asiatici ed orientali? Difficile rispondere, considerando che la nostra millenaria dieta non ha mai incluso insetti, neppure nei periodi di carestia.

Laura Marsano

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