Nella selva dei “giornalismi”
A più di un anno dalla pubblicazione, come testata, di Tempovissuto, riflettiamo sul giornalismo e sui “giornalismi” possibili. Non è mia intenzione fare di questo commento un manifesto di lavoro, ma credo che oggi sia fondamentale interrogarsi sul ruolo che l’informazione e i media devono ricoprire. Un ruolo che richiede la compartecipazione del giornalista, non più soltanto – oggi – mero narratore dei fatti, cronista, ma osservatore critico di quanto avviene. Il giornalista deve pensare con la propria testa, spendere il proprio tempo nella riflessione critica dei fatti, proporre interpretazioni e scenari possibili. Mai sposare cause per gusto o partito preso. Mai giudicare. Solo proporre e criticare (nell’accezione nobile del termine).
E poi, nei tanti giornalismi possibili, realizzabili e realizzati, comunicare con il lettore; consegnargli un’informazione limpida, proporgli la propria lettura lucida; suggerirgli il fare e non il subire.
Missione del giornalista, quindi, far conoscere i fatti per rendere il cittadino realmente attivo e vivo.
Marco Papasidero