Con lo sguardo allungato al Sol Levante

Lontano anni luce dalle solite idee, trasuda di curiosità, pura e acuta. È il taccuino di un giornalista che, appuntando vissuti e visioni in brevi racconti, rispetta e celebra le particolarità della cultura che lo ha adottato.

Paolo Soldano, Giapponesi si nasce, Aletti 2010

Se non voltassimo la prima pagina dell’introduzione di “Giapponesi si nasce” – dove l’autore si apre quanto basta per sentirlo immediatamente vicino e per farsi seguire – penseremmo di aver iniziato a leggere la storia di un giovane uomo che ha trovato se stesso lontano dalla sua terra. Passate quelle primissime battute, le parole ci trascinano ben oltre la scoperta di una propria e altrui definizione.
Giornalista milanese d’origine e giapponese dal 2007, Paolo Soldano ci accompagna per Osaka e Tokyo attraverso sessantanove racconti di prosa breve e ci saluta offrendoci un bel giro sulla giostra del “Quando la lingua la si inventa”, delirante archivio in ventitre categorie delle frasi dei suoi studenti di italiano. Parole che, oltre al sorriso difficile da contenere, esprimono il contatto tra quel me e te che l’autore lascia spoglio di commenti alla nostra riflessione.
Assorbe tutto nel gioco dell’osservare, al quale ama partecipare, regalandoci soprattutto preziose viste sull’universo femminile del Sol Levante. Ci immobilizza insieme a lui, davanti alla «bambinetta di non più di sette anni gonna blu calze su, camicetta bianca fiocchettino rosso e caschetto giallo, che ti guarda un po’ basita (comunque meno di quanto lo sia tu, quando capisci che sta tornando a casa da scuola completamente sola), e che al tuo sorriso non sorride, non gesticola, non alza la manina, ma si prodiga in un educato inchino che commuove per la sua eleganza».
Riflettendo su notizie e particolari che incontra nel suo cammino, l’autore sembra non accorgersi che più che un viaggio, sta narrando la vita in diretta: fresca, profuma di libertà e del piacere della scoperta. Come lo sguardo di un neonato sul mondo, è abilissimo nello scovare punti di vista non convenzionali, proponendo immagini libere, tratteggiate da parole semplici e brillanti, che descrivono puntualmente, senza stringere né costringere. Stupisce e diverte, senza mai ridicolizzare quei tratti non abituali degli altri da se stesso, che cerca insistentemente e sempre incontra nelle quotidiane, e talvolta stravaganti, situazioni della sua nuova vita.
«Tokio, così come Osaka, non rappresenta il Giappone. È un conglomerato di più città, l’una di fianco all’altra, l’una sopra l’altra… tra decine di milioni di persone che quotidianamente si sfiorano e un’immensa (e non banale) solitudine che angoscia». Emozione che gestisce molto bene lungo le pagine e che lascia andare in “Un nuovo inizio”, racconto finale, anticipazione di un altro viaggio tutto da iniziare.
Che il cammino dell’autore non si è ancora fermato, lo scopriamo nel sito www.giapponesisinasce.com dove, accanto al pensiero di un euro su ogni copia venduta a sostegno dei terremotati giapponesi di marzo 2011, lo troviamo accompagnato dalla simpatia degli autentici testimonial – tra cui posa anche sua suocera – del libro. Casa di un incontro riuscito, che sembra capovolgere la realtà secondo cui giapponesi non si diventa.

Beatrice Sartini

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