Ghiacciai in fin di vita
Nuovo record di ritirata dei ghiacciai dell’Artico: il secondo dal 1972.
Da anni questo ecosistema è in crisi. Il trend di scioglimento dei ghiacciai ha subito negli ultimi 40 anni una brusca accellerazione tanto che, la calotta di ghiaccio che ricopre il nostro pianeta si è ritirata sino a sciogliere il bacino ablatore posto sotto il limite delle nevi, in cui prevale la fusione dei ghiacci con la fronte, detta parte terminale, dove si ha l’equilibrio tra il ghiaccio in arrivo e quello che viene fuso dal sole. La storia della ritirata dei ghiacciai, dopo quello del 2007, parla di un altro record, rilevato recentemente: 4,24 milioni di chilometri quadrati di superficie è il nuovo minimo registrato, ben mezzo punto percentuale in meno rispetto al precedente record che risaliva al 16 settembre 2007.
«Un tale calo – commenta Georg-Christian Heygster dell’Istituto di fisica ambientale di Brema, capo del gruppo di ricercatori tedeschi che ha effettuato la rilevazione – è legato al surriscaldamento globale causato dall’uomo, il quale nell’Artico è particolarmente pronunciato».
Secondo Till Wagner, scienziato del Polar Ocean Physics Group dell’Università di Cambridge, i gas serra e le elevate temperature sono due fattori congiunti che possono innescare un processo di scioglimento dei ghiacci profondi e determinare l’accumulo delle acque di fusione in una depressione glaciale, compromettendo così i ghiacciai del Polo Nord e quelli europei anch’essi in via di estinzione.
Il fenomeno della ritirata dei ghiacciai non risparmia, infatti, nemmeno i ghiacciai “nostrani”. A rischio sono i ghiacciai dell’Adamello e della Marmolada. «La vita di un ghiacciaio è come un bilancio di un’azienda, tanto entra, tanto esce – sottolinea il professor Carlo Baroni, professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa – le precipitazioni in inverno e la temperatura in estate influiscono in questa sorta di “dare-avere” che è il processo di crescita-ritirata del ghiacciaio. Se dovessimo fare delle proiezioni con i dati attuali, si andrebbe verso un ulteriore arretramento dei fronti e della riduzione delle volumetrie. Ad esempio, si potrebbe arrivare anche alla riduzione totale entro il 2050 del ghiacciaio dell’Adamello, il più grande d’Italia. Ma – sottolinea Baroni – si tratta di una eventualità, non di un dato di fatto».
L’Unesco si unisce agli scienziati di tutto il mondo, stabilendo che la presa di coscienza deve essere concreta nel superare i conflitti. Occorre cambiare direzione di marcia nell’attuare un piano efficace per la sopravvivenza dei ghiacciai con campagne di informazione e dibattiti, generando un diffuso senso di responsabilità in coloro che vogliono affrontare la questione con interventi adeguati. Impegnarci a salvare i ghiacciai e presevarli significa proteggere anche il nostro futuro.
Arena Vittoria
Foto: http://www.flickr.com/photos/26442430@N07/3892974168