Lo sviluppo insostenibile dell’Italia

Da mesi le multinazionali del petrolio si contendono le coste italiane, dall’alto Adriatico allo Ionio. Gli enti locali, non interpellati, hanno protestato ma con esito incerto.

Negli ultimi mesi la Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato una serie di articoli relativi all’intensificarsi delle ricerche di idrocarburi lungo le coste adriatiche e ioniche del Salento. Il nostro mare sembra essere scenario di insospettate lottizzazioni, come farebbe pensare la furtiva  apparizione, la sera del 3 settembre 2011 al largo di Santa Cesarea Terme, di luci provenienti da una “città galleggiante”, che poi si è saputo essere una piattaforma petrolifera in transito destinata a Crotone.
Nel Mediterraneo da anni sono in attività alcuni pozzi petroliferi sia al largo delle coste libiche, sia sulle coste italiane ed è di questi giorni la notizia dell’accordo stipulato tra Cipro e Turchia per lo sfruttamento dei giacimenti presenti nell’est del bacino.
Ogni anno vengono riversate nel Mar Mediterraneo circa 150 mila tonnellate di petrolio proveniente sia dal traffico eccessivo delle petroliere che dal lavaggio in alto mare delle loro stive, come risulta  da un’indagine del  mensile Focus riportata in un articolo pubblicato il 27 luglio 2010 da ecoage.it.
I gruppi ambientalisti sono in piena mobilitazione e condividono le preoccupazioni delle autorità locali, timorose di vedere andare in fumo sforzi generazionali, tesi ad ottimizzare le scarse risorse economiche del territorio: turismo, pesca, agricoltura. La scintilla è scoccata nell’aprile 2011 quando l’onorevole Prestigiacomo ha autorizzato le trivellazioni petrolifere al largo del Parco Nazionale del Gargano, non lontano dalle isole Tremiti. Questa concessione ha allarmato i cittadini, e le autorità locali si sono sentite in dovere di ricorrere a contromisure legali, paventando l’intensificarsi di tali attività.  CTS, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano, Vas-Verdi Ambiente e Società e WWF Italia hanno aderito alla manifestazione contro le trivellazioni nell’ Adriatico che si è tenuta il 7 maggio 2011 a Termoli, in Molise.
Come previsto, dopo la concessione alle Tremiti, almeno altre nove società straniere hanno chiesto insistentemente al governo italiano il permesso di scandagliare i fondali costieri.
I grandi giacimenti di petrolio sono in via di esaurimento e le multinazionali spiaggiano sulle coste del Mediterraneo alla ricerca degli ultimi residui di idrocarburi, la cui risibile entità non giustifica  né l’insistenza delle società, né il rischio di disastro ecologico.
Nel sottobosco della rete tira aria di burrasca mentre i grandi organismi d’informazione tacciono.
La necessità di potenziare la produzione energetica è un dato di fatto ma per quanto riguarda l’estrazione del petrolio da più parti si levano grida indignate motivate da vari argomenti, tra cui, in ultima analisi, la non convenienza economica, visto che all’Italia spetterebbe circa il 4% degli utili.  Siamo ben lontani dal miraggio di La valle dell’Eden e sulle popolazioni locali incombe solo lo spettro di un degrado ecologico che porterebbe al collasso definitivo dell’economia locale da lungo tempo in ginocchio.

Laura Marsano

Foto: http://www.publicdomainpictures.net

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