Frankenweenie rivive!
Dopo 27 anni Tim Burton si confronta di nuovo con la sua creatura, Frankenweenie, in un lungometraggio Disney che sa di rivalsa, innovazione, genio artistico.
Era il 1984 e Tim Burton firmava Frankenweenie, un cortometraggio di 50 minuti prodotto dalla Walt Disney in cui riviveva il mito letterario creato da Mary Shalley nel 1818. Frankenweenie è la storia di un ragazzino, Victor Frankenstein appunto, che alla morte del proprio cane Sparky, con cui amava girare filmati, decide di riportarlo in vita, dopo aver appreso a scuola l’effetto degli impulsi elettrici sui muscoli. L’esperimento riesce, Sparky torna a scodinzolare e tutto sembra poter tornare come una volta, come prima dell’incidente. Purtroppo è solo una vana speranza: i vicini sono così terrorizzati dall’animale resuscitato e dal ragazzo che ha sfidato la morte che li costringeranno a scappare.
Franken (omaggio a Frankenstein) weenie (parola che significa “sfigato”) ebbe un enorme successo di critica tanto da guadagnarsi una nomination agli Oscar del 1985, ma segnò la frattura del rapporto Burton-Disney perché vietato dalla commissione di vigilanza a un pubblico al di sotto dei 14 anni, negando così una grande fetta d’introiti alla casa di produzione.
La storia di Burton, regista visionario, da quel momento in poi la conosciamo: nel 1989 il suo Beetlejuice – spiritello porcello vince l’Oscar per il miglior trucco; nel 1989 con Batman arriva la consacrazione nel mondo del cinema, tanto che la Warner Bros. si aggiudica il sequel del giustiziere mascherato; nel 1990 scrive e produce Edward mani di forbice che inaugura il suo sodalizio con l’espressivo Johnny Depp; nel 1993 è la volta di Nightmare Before Christmas, favola natalizia girata in stop motion la cui regia venne affidata a Henry Selick; nel 2002 racconta il mondo di favola di Edward Bloom in Big Fish: storie di una vita incredibile; nel 2005, 2007, 2010 ancora al fianco dell’inseparabile Johnny Depp, sua è la regia de La Fabbrica di Cioccolato, di Sweeney Todd – il diabolico barbiere di Fleet Street e di Alice in Wonderland.
Oggi, dopo più di 30 anni dalla frattura Frankenweenie, Burton e Disney si stringono di nuovo la mano per il remake, un lungometraggio in bianco e nero ripreso con la tecnica dello stop-motion. «Non troverete effettacci 3D: la stereoscopia aiuterà a entrare più facilmente nella narrazione. Se qualcuno pensa sia una follia un film in bianco e nero, dico che per i bambini sarà una cosa completamente nuova, interessante e niente affatto preistorica» dice il regista.
Il film, girato in una nuova versione di animazione a passo uno, arriverà nelle sale americane il prossimo ottobre. Per realizzarlo sono stati necessari settantacinque set riuniti in tre grandi teatri di posa, un centinaio di pupazzi (nati dai disegni dello stesso Burton), scheletri metallici allineati e corpi di gommapiuma, che hanno trasformato gli studi londinesi di 3 Mills in una vera e propria fabbrica dei sogni dark e monocromi del regista.
Alessio Chiadini beuri