Fenomeno blog: informazione libera?

Dalla loro comparsa i blog sono diventati dei canali alternativi di comunicazione largamente usati, tanto che blog e informazione libera sono due termini che in genere vanno ormai di pari passo. Ma quanto è lecita o, al contrario, tutelata questa libertà? (Foto: Flickr cc daviderickson)

La legge sulla stampa italiana risale al 1948. Più di sessant’anni sono passati dalla sua entrata in vigore, e sotto i ponti dell’informazione sono passate acque che ne hanno completamente stravolto lo scenario. Internet, con i suoi canali di diffusione molteplici e difficilmente gestibili, è il responsabile principale del mutamento radicale del concetto in sé di informazione, che ha avuto luogo negli ultimi decenni.
All’interno del mondo di internet, l’avvento dei blog, a partire dalla fine degli anni novanta, ha costituito un altro elemento di rivoluzione nella diffusione di notizie, su di sé e sul mondo.
La parola blog nasce dalla contrazione di web-log, un termine tratto dal lessico nautico che sta a significare “diario in rete”. Ed effettivamente, alla sua comparsa, il blog aveva la caratteristica principale di essere una sorta di “diario segreto”, quello in cui si scrivono i pensieri più intimi, o le avventure del quotidiano. Solo che il diario non era più cartaceo, non aveva lucchetto e chiave da nascondere con cura, ma veniva condiviso con tutti gli utenti interessati a leggere. Oggi, l’avvento dei social network, che consentono una condivisione molto più capillare e immediata dei pensieri, ha causato la diminuzione di questi tipi di blog. Quello che si è andato sempre più diffondendo, invece, è stato il blog di informazione sul modello giornalistico. La motivazione principale, probabilmente, è la volontà di sopperire ad un’informazione cartacea e televisiva spesso percepita come faziosa o incompleta. I blogger, invece, hanno la possibilità di esprimere in totale libertà le loro idee, di fabbricare la notizia come più credono, perché sono indipendenti e hanno come scopo principale l’informazione libera. O almeno così dovrebbe essere. Un esempio su tutti: il blog di Beppe Grillo. Beppegrillo.it è uno dei siti più visitati in Italia, oltre ad essere stato definito dall’«Observer» uno dei blog più influenti al mondo. Tuttavia, la sua struttura e i suoi contenuti spesso sono stati criticati. Il blog è stato messo in dubbio per la sua veridicità o per la diffusione di notizie dal messaggio molto forte o eccessivamente polemico.
Quella degli eventuali limiti di espressione da imporre ai blog è una questione spinosa e controversa. In Italia si era pensato di equipararli alla pubblicazione cartacea, applicandogli quella legge sulla stampa chiamata in causa ad apertura di articolo. Di recente, però, una sentenza della Cassazione ha stabilito che i blog di informazione giornalistica non hanno l’obbligo, a differenza dei giornali “convenzionali”, di registrazione e quindi i loro autori non sono punibili secondo le stesse tipologie di infrazione (vedi il clamoroso caso Ruta). Questa sentenza ha sancito la diversità del blog rispetto al giornale, tutelandone indirettamente la libertà di espressione, ma allo stesso tempo è come se ne avesse smorzato la carica informativa: come attestare allora che una notizia riportata su un blog sia veridica? Come tutelare le fonti di una notizia? Come appellarsi al diritto di cronaca e di critica? Ma anche: come tutelarsi da un’eventuale notizia compromettente diffusa da un blog?
Districarsi nella selva dell’informazione giornalistica online non è sicuramente una questione facile da affrontare. Ed è certo che i blog rimangono un canale fondamentale di espressione. La loro libertà ne è una caratteristica forse imprescindibile e limitarne o inquadrarne la possibilità di espressione sarebbe forse un ucciderne l’essenza più autentica, oltre che un compito obiettivamente arduo da affrontare. Basti pensare alla Cina. Persino uno dei Paesi con il controllo più serrato dell’opinione pubblica, che vieta a milioni di persone l’uso di facebook, twitter e youtube, non riesce ad arginare la “fuga di informazioni” che vengono dai numerosi microblog, gli unici canali di informazione ancora liberi all’interno del rigidissimo sistema di controllo cinese.
Forse allora una revisione della legge sulla stampa potrebbe essere un primo punto di partenza per una riflessione sui canali dell’informazione online e cartacea, scevra da pregiudizi, moderna e attuale, che tuteli chi vuole fare informazione e chi ne usufruisce.

Silvana Calcagno

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