Evasione fiscale: la crisi cambia l’opinione degli italiani?

Con la crisi, è mutato l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso l’evasione fiscale? Un sondaggio sul blitz di Cortina ed altri segnali sembrano confermarlo. L’evasione fiscale sottrae risorse indispensabili all’Italia. I controlli, strumento essenziale. (Foto: Flickr cc chodhound)

Massimo Gramellini – autorevole opinionista de “La Stampa” e di “Che tempo che fa” – ne è sicuro: «Fra i pochi effetti positivi di questa crisi Fine di Mondo c’è il cambio di atteggiamento degli italiani nei confronti degli evasori.» (La Stampa, 24 gennaio 2012).
Questa “conversione” alla lealtà fiscale ha un fondamento reale o si tratta semplicemente di un caso di “wishful thinking” (un pio desiderio, un’illusione) da parte di Gramellini (e non solo)?  Alcuni dati sembrerebbero confermare la prima ipotesi.  Un sondaggio dell’ISPO rileva un consenso del 72% rispetto al “blitz” di fine anno effettuato a Cortina dalla Guardia di Finanza. E rispetto al rapporto degli italiani con le tasse, l’idea che pagarle significhi “contribuire a qualcosa” raccoglie il consenso del 57% degli intervistati (dato cresciuto di 17 punti rispetto all’ottobre 2011). Indizio altrettanto significativo: le segnalazioni spontanee, riportate dal sito (privato, non istituzionale) www. evasori.info, al 3 gennaio erano 284.809, per 46.437.232 euro. Una somma quasi raddoppiata in sei mesi: il 24 giugno scorso erano 106.540, per 24.336.354,32 euro. Anche dall’Emilia-Romagna arriva un segnale analogo: la crisi ha accentuato la percezione dell’evasione come danno alla comunità.  A dirlo, i vertici regionali della GdF: «Finalmente non ci sentiamo più soli. La gente è con noi nel combattere un fenomeno come l’evasione fiscale».
Sembrano passati anni-luce da quando, nel 2007, in un rapporto della Banca d’Italia su “Le opinioni degli italiani sull’evasione fiscale” si poteva leggere «Per quanto riguarda l’evoluzione nel tempo dell’indicatore… emerge una tendenza generalizzata alla crescita della quota di contribuenti con un atteggiamento di favore verso l’evasione.»
Ciononostante, il dubbio se sia tutto oro ciò che riluce resta.
La crisi economica che continua a mordere ed il susseguirsi di manovre “lacrime e sangue”, la pressione fiscale ormai circa al 45%, l’esigenza di risorse per la crescita e per quel tanto di welfare che salvi la coesione sociale, fanno del contrasto all’evasione fiscale una necessità improcrastinabile. Si tratta di risorse rilevanti, ossigeno per l’economia italiana. L’ADICONSUM le stima in circa 200 miliardi. La GdF nel 2011 ha scoperto 50 miliardi solo di redditi non dichiarati e 7.500 evasori totali. Ce ne sarebbe a sufficienza per crescita, rete di protezione sociale e riduzione delle stesse tasse.
In questo contesto, può apparire più conveniente mostrarsi “allineati e coperti” alle posizioni più politicamente corrette, al fine di evitare il biasimo sociale e, ancor di più, le attenzioni dell’Agenzia delle Entrate. E certamente, rispetto ad un fenomeno così radicato e rilevante come l’evasione fiscale, i controlli, anche solo annunciati, risultano finora lo strumento più efficace.
Il prossimo futuro ci dirà se ai buoni propositi faranno seguito i fatti.

Stefano Tozzi

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