E se… provassimo ad amare come Manuela?
Forte e toccante ma allo stesso tempo incredibilmente pregna di sapore amoroso, la poesia E se, di Manuela Gallina rivela la filosofia di vita di una ragazza che ha deciso di prendere in mano la propria esistenza ed essere artefice del proprio destino. La poetica ne riflette l’animo dolce ma battagliero.
Prima ancora di commentare una poesia che – come vedremo – trasmette sensazioni quasi oniriche accompagnate da un velato e soave senso di abbandono, è necessario scoprire meglio l’autrice di questo componimento.
Manuela Gallina è una giovane trentina, verace, moderna, ribelle nel senso più positivo del termine. Ha scelto di vivere il mondo a modo suo, un po’ fuori dai canoni del “normale” neolaureato italiano. Con la passione per lo studio di ben cinque lingue, Manuela ha deciso un giorno di qualche anno fa di prendere armi e bagagli e trasferirsi a Dresda, in Germania – dopo una breve ma intensa esperienza a Riga, in Lettonia –, dove attualmente vive. Manuela non è spaventata dal cosmopolitismo. Anzi. Ne è una grandissima interprete. La sua esperienza non è una fuga. Ciò che sta vivendo è prima di tutto un esperimento di vita. La sua filosofia è quella secondo la quale se la vita non è vissuta appieno, in tutta la sua drammatica bellezza, che senso avrebbe viverla?
Il suo spirito libero, la sua anima profondamente impregnata di gusti, sapori, sensazioni nuove e aliene alle nostre piccole e spesso noiose vite si profonde in una poesia che, come dicevamo in precedenza, fa trasparire pennellate dalle forti tinte mistiche.
Già il titolo ci lascia un attimo spaesati, intontiti ma inconsapevolmente preda del desiderio di approfondirne la lettura: E se.
E se…? Benché a un primo e superficiale sguardo possa apparire come un titolo privo di significato, in realtà particolarmente efficace si rivela la scelta di concludere le due parole con un punto, anziché con puntini di sospensione o, come nel nostro esempio, con un punto di domanda. Eh sì, perché il se della poesia – e forse dell’intera vita dell’autrice – non è un se interrogativo, dubitativo, pauroso. Il suo è un se eventuale, certo, ma senz’altro possibile, probabile, forse auspicabile. È la presa di coscienza che la vita pone e sempre porrà dei se tra noi e i nostri desideri. E noi dovremo farci trovare pronti ad affrontarli.
La prima strofa, poi, è di una delicatezza finissima. Spingimi. Rude, forte, perentoria. Per poi proseguire con la declinazione di quel desiderio di ricevere una spinta. E qui il ritmo rallenta bruscamente, il verso si fa lento e compassato e la descrizione si perde in aliti di vento, come se si rarefacesse. Le mani sono nude per amplificare la sensazione del contatto, la soglia non fa paura perché è sottile, la carta è velata dell’immaginazione. Il silenzio vale più di mille parole e, infatti, attira, attrae, forse strega e ipnotizza.
Nella seconda strofa, poi, l’immaginazione si trasforma in farfallo: una falena – animaluccio indifeso, leggiadro, docile – ruota, e con lei le note in un’armonica sinfonia di leggerezza. Solo note così dolci sono le uniche che possono rompere quel silenzio ammaliatore.
Perché la musica è passione, la musica significa danzare. Danzare spensieratamente. E anche in questo caso è una danza che trascende i canonici spazi fisici del mondo. È una danza che va oltre. La descrizione della terza strofa trova i propri riferimenti negli stilemi classici del rapimento bacchico. Già l’immaginiamo, questa moderna baccante che si lascia trascinare dalle note della musica, della danza, della poesia, verso orizzonti a noi concreti e pragmatici materialisti ancora troppo sconosciuti. In questa atmosfera mistica, ecco che, bruscamente si torna a contatto con la realtà. Lo sguardo. La vista. Fino a che avevamo gli occhi chiusi, rapiti dalla dolcezza del momento, eravamo come in estasi. Ora, riaprendo gli occhi, vediamo una realtà differente.
Lo sguardo in qualche modo rompe qualcosa, infrange il momento onirico, estatico, mistico in cui eravamo rapiti. E il contatto con la realtà è sempre troppo repentino per poter essere accettato immediatamente. E così i toni si spengono, il risveglio è improvviso. Percepiamo un alone di tristezza nei versi che seguono. Appena percepibile si insinua a questo punto una nota di rimprovero, di rimpianto, di malinconia. Ho atteso, dice la protagonista. Ho atteso in silenzio che tu arrivassi.
Ma la poesia non indugia in questo improvviso stato di malessere, si scuote e ricomincia, in tutta la sua forza d’animo. Ora che sei finalmente qui, ora è il tuo turno: raccontati. Attento, però. Non raccontarti per intero. Lasciami ancora dei barlumi di immaginazione. Lascia che sia io a scoprirti. Piano piano. Lentamente. Insieme. Non c’è fretta di scoprirsi quando si ha una vita per stare al fianco del proprio amore.
La poesia interpreta perfettamente i gradi attraverso i quali ognuno di noi vive l’innamoramento. Essa rappresenta un’immaginifica e accurata descrizione del pensiero di ogni uomo.
Manuela – lo dobbiamo dire – entra nel profondo di ognuno di noi. Ci tocca. Ci fa sognare insieme a lei. Signore e signori, sembra dirci, io a questo punto vi abbandono perché il mio amore l’ho trovato. E voi vivete con intensità ogni attimo e non lasciate che nessuno vi rubi i sogni, i desideri, le fantasie. Volate con il pensiero verso orizzonti sconosciuti. Là nessuno vi troverà. A meno che non siate voi a farvi trovare.
E se
Spingimi
a mani nude fino alla soglia sottile
di carta velata dell´immaginazione
oltre la coltre del tuo silenzio che
mi attrae.
Falena
ruoto ubriaca di luce tua nella dolce
notte di note che ruotano con me in
un mantra a rompere il tuo silenzio che
m´incanta.
Musica
la mia passione che cerca a passi di danza
oltre le pareti della mia stanza il tuo sguardo
in volo su pentagrammi oltre il davanzale ed io
ti guardo.
Infrangi
questo silenzio che troppo a lungo disteso
sopito, ha atteso che l´eco delle tue note…
delle tue note vagasse fino a lambire le mie
vergini terre.
Cantami
di quello che di te voglio sapere, eppur non
raccontarti intero. Lasciati spogliar sincero
dalle domande che una vita avró per porti
amore.
(Manuela Gallina)
Simone Schmalzbauer
Foto: http://www.flickr.com/photos/b-e-c-k-y/4914242318/