Diritto all’oblio: l’evoluzione della privacy su internet

La privacy su internet è un ambito delicato, tornato in primo piano per merito delle proposte della commissaria europea per la giustizia. Per affrontare il problema, una legislazione uniforme a livello europeo potrebbe essere affiancata ad una campagna informativa sul tema. (Foto: Flickr cc Opensourceway)

Si twittano pensieri, si postano su facebook canzoni, foto, video, si indicano luoghi visitati e compagni di avventure, si comunicano gusti, apprezzamenti, critiche. Internet è sempre più un calderone di informazioni personali, dalle più generiche alle più intime.
Difficilmente, però, ci chiediamo cosa e quanto di quello che di noi “diamo in pasto” alla rete rimane tracciato in maniera indelebile nella memoria di quell’enorme archivio che è il web.
Ultimamente la questione della privacy su internet è tornata alla ribalta, grazie al commissario europeo per la giustizia, Viviane Reding. La Reding ha parlato di diritto all’oblio da disciplinare in maniera uniforme a livello comunitario.
Per diritto all’oblio, si intende strettamente la garanzia di tutelare le informazioni sugli eventuali precedenti giudiziari di un individuo. Questo concetto è stato, però, esteso anche a tutti i dati personali, imbarazzanti e non, che riguardano il singolo.
Le proposte avanzate dalla Reding consentirebbero una maggiore possibilità di controllo sui propri dati e la garanzia di una più compiuta trasparenza da parte dei gestori di siti, social network e aziende, che in caso di trasgressione incorrerebbero in multe salate.
Quando si maneggia una materia delicata come quella della privacy su internet è di prassi aspettarsi critiche e obiezioni. Le contestazioni più calde all’iniziativa della commissaria vengono da Vinton Cerf, considerato uno dei fondatori di Internet. Secondo Cerf il diritto all’oblio rischia di ledere la libertà che sta alla base del web e anche il suo fondamentale ruolo di archivio, di “giornale”, immensamente estendibile nel tempo e per la quantità di notizie.
Una possibile regolamentazione della privacy su internet, tuttavia, sembra profilarsi sempre più come una necessità. Nell’era della “nevrosi” da social network gestire i propri dati e le informazioni che gli altri forniscono, volontariamente o involontariamente, su di noi può diventare davvero difficoltoso.
Considerato ciò, una legislazione seria e articolata, che tuteli il singolo, ma si preoccupi di vincolare il meno possibile la libertà del più importante strumento di informazione odierno, potrebbe essere affiancata ad una campagna informativa che abbia come tema la privacy su internet.
Informare giovani e meno giovani sul giusto modo di approcciarsi al web, tramite scuole e istituzioni, sarebbe un ottimo inizio per risolvere parte della questione della tutela della privacy, affrontandola alla sua origine: quali dati è opportuno divulgare al mondo informatico e quali no? Quali delle informazioni su di me che sto comunicando potrei volere che un giorno scomparissero dal web? Quali accortezze seguire per arginare il più possibile il “saccheggio” di informazioni da parte di altri navigatori? Questi quesiti apparentemente banali, in realtà vengono spesso sottovalutati o ignorati dagli utenti della rete.
Sul web stesso si trovano indicazioni utili a riguardo. Ad esempio la ONG Terres de Hommes mette a disposizione dei naviganti più piccoli “Alice nel paese di Internet”, una docu-storia per istruire i bambini sui rischi di internet e sulla privacy. Per gli adulti c’è, invece, “La guida alla privacy su internet” proposta da un gruppo di consulenti specializzati in materia di privacy. Anche Wikipedia, alla voce “Privacy e internet” offre dei consigli stringati ed efficaci per migliorare la sicurezza della propria navigazione.
La tutela della privacy comincia dalle proprie scelte e azioni e una consapevolezza maggiore di cosa implichi a breve e lungo termine un twit, un post, un like, una licenza accettata, la scelta di una password, il significato di parole come firewall, antivirus, cookies, aiuterebbe quella «protezione dei dati personali, diritto fondamentale di tutti gli europei» che sta giustamente a cuore alla Reding.

Silvana Calcagno

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