Dall’analogico al digitale e ritorno
Dai primi cellulari agli smartphone, dai pc ai tablet. Come la tecnologia cambia il nostro modo di interagire con il mondo, e come l’utilizzo di questi device incide sul nostro corpo, pollici inclusi.
La tecnologia ha cambiato – e continua a cambiare – la nostra vita. La rivoluzione tecnologica è talmente pervasiva e veloce da non essere quasi più percepita. Pensate ai vostri genitori, mentre digitano un numero di telefono sulla tastiera del cellulare – lo StarTac, il Nec o il Nokia a mattoncino – con il telefono in una mano e con l’indice dell’altra a pigiare lentamente i tasti. E pensate a voi, con il cellulare tenuto con due mani, come un videogioco, a premere i tasti con i due pollici, velocissimi stenografi del nuovo millennio. Guardatevi adesso, con lo smilzo smartphone, a chattare su internet, sfogliare la galleria di immagini. Sì perché oggi la galleria si sfoglia, sfiorando lievemente con le dita – l’indice, il medio, o entrambi, dipende dal grado di nonchalance che si vuole applicare –, con un gesto la cui ampiezza è direttamente proporzionale ai pollici dello schermo. Lo smartphone – iphone e sudditanza al seguito – permette una carezza dal raggio relativamente breve, mentre il tablet, nuova chimera tecnologica, consente un approccio digitale – e analogico – che rasenta il coinvolgimento emotivo.
Che sia l’indice incerto dei nostri genitori o i nostri allenatissimi pollici, dalle dita il movimento si espande al polso, fino a coinvolgere tutto il braccio in una danza di dita e arto.
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Tutta questa danza, la prossemica digitale, oltre ad avere un eventuale valore estetico intrinseco, incide sul nostro corpo, creando acciacchi analoghi a quelli che una volta erano riservati ad altre categorie: il ginocchio della lavandaia, l’anca della ballerina, il gomito da tennista. Tutti dolori posturali causati da posizioni innaturali prolungate o micro movimenti reiterati troppe volte. Ed ecco il pollice da sms, la cervicale da monitor, il polso da mouse.
A lanciare l’allarme sono stati i chiropratici inglesi, esperti di medicina alternativa che si sono ritrovati negli ultimi anni ad affrontare questo tipo di disturbi. Hanno individuato il cosiddetto “texter’s thumb” ossia il pollice di chi scrive sms, una vera e propria forma di tendinite che, come le altre forme infiammatorie, è evitabile se vengono prese le dovute precauzioni. Stesso discorso vale per il collo da monitor/cellulare. La posizione alla quale è costretto il collo, se protratta a lungo, causa irrigidimenti, dolori articolari, mal di testa, fastidi, insomma, che si possono evitare.
E, donne e signorine, non dimentichiamo un aspetto non trascurabile: le rughe d’espressione.
Il prolungarsi di attività emotivamente coinvolgenti, come lo scambio di sms, le chat e tutte le attività legate a Facebook, mettono sotto pressione alcune parti del viso più soggette a stress e a rughe – zampe di gallina, borse sotto gli occhi, rughe a raggiera attorno alla bocca, e altri incubi femminili.
L’accesso al web dai device portatili e non, la possibilità di comunicare, di accedere e contribuire alla conoscenza, l’opportunità di intervenire nel dialogo globale, l’abbattimento delle barriere spaziali, sono il segno di una rivoluzione culturale e tecnologica. Nella quotidianità la tecnologia ci tiene in contatto con chi amiamo, ci fa sentire più sicuri, ed è la cartina di tornasole del grado di benessere, di evoluzione di una società. Ma questo aspetto meriterebbe un discorso a sé. E allora, perché non provare a trarne solo il meglio?
Francesca Pavano