
Da Vermeer a Kandinsky: capolavori dai musei del mondo a Rimini
Una ghiotta scorpacciata di capolavori in una magistrale lezione di Storia dell’Arte, da Vermeer a Kandinsky, e non solo. La mostra, che abbraccia sei secoli, resterà aperta a Castel Sismondo, a Rimini, fino al 3 giugno. (Foto: http://www.lineadombra.it)
Il percorso della mostra “da Vermeer a Kandinsky” non si svolge seguendo una linea cronologica, ma guida i visitatori attraverso il principio del “vedere”, sia nel senso del “cosa” vedere che del “come”.
Già dalla prima sala entriamo nello spirito dell’iniziativa grazie all’accostamento tra una delle più famose e fotografiche vedute di Venezia realizzata da Canaletto, e un magnifico paesaggio di Turner, nel suo inconfondibile stile nebbioso fatto di luce.
John Ruskin, famoso critico inglese di epoca vittoriana, nella sua opera Modern Painters così si esprimeva nei confronti del pittore veneziano: «… esercitando la più servile e sciocca imitazione, esso non imita nulla se non la vacuità delle ombre, e ne offre singoli ornamenti architettonici, per quanto esatti e prossimi …», mentre di Turner lodava la singolare capacità «… di rappresentare gli umori della natura in modo emozionante e sincero …». In effetti, il giudizio del critico passava attraverso la lente del Romanticismo e, non da ultimo, da quella della sua lunga e profonda amicizia personale con il pittore. Notoriamente Canaletto, come anche Vermeer, si valse della camera ottica per ottenere lo strabiliante realismo delle sue vedute, un realismo a volte talmente mimetico da mettere in discussione il concetto stesso di arte. In particolare la sua opera si fondava sui principi illuministici e la sua arte era caratterizzata dall’attenta resa atmosferica, dalla scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata, da un’indagine rigorosamente oggettiva e scientifica della prospettiva e soprattutto del suo valore matematico, da cui il ricorso a strumenti ottici.
Questo esempio ci introduce alle molteplici forme del “vedere”, mirabilmente espresse dai grandi maestri nelle loro opere, e ai complessi apparati teorici che ne hanno guidato l’esecuzione.
Il titolo della mostra, “da Vermeer a Kandinsky”, sintetizza quindi l’itinerario dell’arte occidentale nei suoi diversi modi di affrontare la fenomenologia del vivere, dal rigore scientifico nello scrutare e riprodurre la realtà del mondo esterno, ad una teoria dell’arte astratta, tutta interiore e spirituale, di cui Kandinsky fu l’insigne teorico. Seguendo questo criterio le opere sono state suddivise per generi, come il ritratto o la natura morta, per scuole, come l’Impressionismo, e per epoche, come il XX secolo che chiude la carrellata.
Così, procedendo di sala in sala ci troviamo ad attraversare atmosfere variegate, ricche di profumi e colori, di cui questi grandi maestri hanno saputo permeare i loro capolavori, tracce tangibili di altri luoghi e altri tempi. La giustapposizione di sensibilità e poetiche eterogenee tocca differenti corde dell’animo, ma attraverso le epoche la commozione resta il sottofondo immutabile cui la varietà, a volte capricciosa, del gusto attribuisce sembianze diverse ma ugualmente efficaci.
L’effetto finale è a dir poco di ebbrezza e, probabilmente, i veri appassionati non sapranno resistere alla tentazione di una seconda visita.
Laura Marsano