Credenze e devozione in Calabria

Gli spinati e la Varia di Palmi

La Calabria è terra di riti millenari e suggestive celebrazioni. Fin dall’antichità, ed in particolare nel Medioevo, la regione è stata protagonista di vere e propri fenomeni di pietà popolare.
L’origine di queste circostanze è da ravvisare nel periodo pagano, in cui credenze e superstizioni erano ben radicate nella mentalità comune. È in questa fase, infatti, che nascono nuovi culti (come quelli legati alle divinità romane) o si originano fenomeni di sincretismo (il culto preesistente si fonda con quello nuovo). Non bisogna affatto dimenticare che la Calabria è stata dominata dai Greci e dai Romani, senza contare tutte le credenze alle quali era esposta trovandosi in una posizione preminente nel Mediterraneo. Quest’ultimo, con i suoi ricchi e durevoli scambi sociali, è una delle principali cause della fiorente contaminazione culturale.

Oggi la Calabria è attiva protagonista nell’ambito della religiosità popolare. Le numerose celebrazioni, che si svolgono quasi in ogni paese della regione, sono il risultato della sovrapposizione di più credenze. Il caso più tipico riguarda la ritualità pagana che va a fondersi con il cristianesimo. Ma il Medioevo, con tutto il suo bagaglio di misticismo e magia, non fa altro che esasperare questi connubi. Proprio i quei secoli, infatti, a causa del basso livello culturale e della prospera e radicate credenze popolari, si sviluppano fenomeno che attirano l’attenzione della Chiesa ed in particolare della Santa Inquisizione, ricevendone spesso la condanna.

Con l’avvento della televisione, dell’informatica e della globalizzazione, le nuove generazioni hanno mutato il loro modo di pensare, scrollandosi in parte di dosso quella ricca produzione culturale che costituiva le tradizioni popolari e devozionali. Tanto che oggi queste rappresentazioni tendono a sfiorire o, nel peggiore dei casi, a scomparire del tutto. Solo le tradizioni più radicate e forti riescono a sopravvivere a quest’incalzante “rimozione culturale”.

Girovagando per i comuni della Calabria, si può ancora assistere a numerose espressioni della pietà popolare, che, per la maggior parte, appartengono tutte alla sfera devozionale.
Molto suggestiva, ad esempio, è la tradizione degli spinati, praticata in numerosi luoghi della regione, ma con maggiore risonanza a Palmi. Durante i festeggiamenti in onore del santo patrono, S. Rocco, la cittadina si riempie di bancarelle e colori, e la gente si riversa nelle strade per prendere parte alla lunga processione. A seguire da vicino la statua sono proprio loro, gli spinati, cioè i devoti che portano in testa una grande “cappa” di rami disseminati di spine. Le donne e i ragazzi, invece, portano solamente una corona, altrettanto spinata, ma meno pericolosa. La motivazione che spinge ad un gesto simile è comprensibile soltanto alla luce della fede e della riconoscenza al Santo. É chi ha ricevuto una grazia a portare, per voto, queste spine, provando, seppur in via ridotta, il dolore della Passione di Cristo. Accanto agli spinati, camminano i famigliari, sempre attenti e pronti a tagliare le spine più pericolose, quelle che potrebbero ferire gli occhi. Il cammino della processione è molto lungo e si conclude soltanto in serata, quando, tra la musica della banda e lo scoppio dei mortaretti, la statua del santo fa rientro in chiesa, accompagnata da un lungo plauso della folla.

Altrettanto suggestiva, sempre nella cittadina di Palmi, è la manifestazione della “Varia”. Si tratta di un grande carro allegorico, realizzato ogni volta con caratteristiche estetiche diverse, che sfila per il corso nell’ultima domenica di agosto. Tra le nuvole e le statue di cartapesta, ci sono anche persone in carne ed ossa, che si trovano a svariati metri d’altezza. L’evento, che non è a cadenza annuale, è stato organizzato l’ultima volta nel 2006 e attira sempre un’enorme folla di curiosi. L’organizzazione della Varia coinvolge tutta la cittadinanza. Oltre ai veri e propri costruttori e tiratori della grande “macchina”, bisogna ricordare anche a coloro che si occupano degli abiti e delle selezioni del “Padre Nostro” e dell'”Animella”. Si tratta di due personaggi cruciali dell’intera rappresentazione: il primo è di solito un giovane uomo, la seconda una bambina delle scuole elementari. L’attore che ricoprirà i panni di Dio deve anche assicurarsi che la bambina non corra pericolo, sostenendola ed aiutandola in qualsiasi circostanza.
Le origini di questa particolare manifestazione sono da ricondurre alla città di Messina. Anticamente, infatti, donò alla cittadina di Palmi un reliquiario contenente un capello della Vergine. Da quel momento, la grande “Varia” che veniva realizzata a Messina venne proposta anche nell’ormai gemellata Palmi.    

Marco Papasidero

Marco Papasidero

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