Cinema e medicina al confine tra virtuale e reale
Oltre che al cinema, il 3D spopola anche in medicina. La tecnologia che ha rivoluzionato l’intrattenimento, applicata alla medicina, diventa un valido supporto per la diagnosi e la formazione.
Era l’8 aprile 1953 quando, a New York, veniva proiettato il primo film in 3D della storia del cinema: s’intitolava Man in the Dark. Il film non ebbe molto successo. Per lanciare la visione stereoscopica mancava ancora qualcosa. Quel qualcosa, in grado di assicurare il coinvolgimento totale del pubblico, era la stereofonia, che venne introdotta, nello stesso anno, con l’uscita nelle sale americane del film The House of Wax. Il 1953 fu, insomma, l’anno dell’introduzione del 3D nel cinema. Da allora, questa tecnologia ha compiuto passi da gigante. A consacrarla in ambito cinematografico, Avatar, il film campione d’incassi, uscito nel 2009 e vincitore di due Golden Globe e tre premi Oscar.
Negli ultimi anni le tre dimensioni, con al seguito i famosi occhialini, hanno invaso le abitudini di milioni di persone nella fruizione dei media d’intrattenimento, dal cinema ai videogiochi, dal grande schermo al display dello smartphone.
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Il 3D, però, non ha trovato terreno fertile soltanto in questo genere di applicazioni. Un’altra data importante è, infatti, il 25 novembre 1965, giorno in cui il medico americano Robert S. Ledley riceveva il brevetto per l’invenzione della prima macchina per l’esecuzione della tomografia computerizzata a raggi X total body, una sorta di antenata della TAC. Questa invenzione ebbe un impatto rivoluzionario nella medicina: l’interno del corpo umano era ora esplorabile in tre dimensioni. Lo sviluppo del 3D è di grande importanza per la professione medica, sia come strumento diagnostico, sia come innovativo metodo didattico. Sono già ben noti, ad esempio, i risultati ottenuti nella prevenzione delle malattie fetali grazie all’utilizzo di ecografie a tre dimensioni, oppure l’incremento della precisione in diagnosi di diverso genere. Inoltre, alcuni ospedali italiani stanno cominciando a sperimentare l’uso di 3DMedical, un’applicazione per iPad che consente di fare radiografie dei pazienti in 3D. Per quanto riguarda l’aspetto didattico, invece, in America si sta facendo strada l’utilizzo di riprese di operazioni chirurgiche in stereo-3D. Tali riprese vengono trasmesse in diretta nelle stanze vicine alla sala operatoria in cui si svolge l’intervento, così da permettere a studenti, tirocinanti e specializzandi di assistere a un’operazione proprio come se fossero loro stessi a eseguirla.
Le tecnologie che consentono la visualizzazione d’immagini tridimensionali permettono a chi le utilizza, sia per scopi ricreativi, che per scopi scientifici, di sperimentare la sensazione di trovarsi fra reale e virtuale. Nel caso del cinema, questa caratteristica del 3D emoziona e diverte, mentre nell’ambito della medicina può contribuire a diagnosi più efficaci e a una formazione avanzata e del tutto innovativa per gli aspiranti chirurghi.
Federica Baglieri
Foto: http://www.flickr.com/photos/daneelariantho/2632100296/
Tags: 3D, tre dimensioni, tridimensionale, visione stereoscopica, medicina, 3DMedical