Chi da violenza guarisce
Dal 2 dicembre è operativo a Modena lo sportello “Liberiamoci dalla Violenza”, un’iniziativa sperimentale dell’Ausl – unica in Italia – rivolta agli uomini con manifestazioni violente. In vari Paesi del mondo servizi analoghi operano già da diversi anni, ma molto resta ancora da fare.
Il Comune di Modena ha raccolto l’urlo di dolore della città, dicendo basta e schierandosi in prima linea nella lotta contro la violenza. Il 25 novembre è stato presentato il progetto LDV, “Liberiamoci dalla Violenza”, con la partecipazione di Marius Rakil, Direttore esecutivo del centro ATV, “Alternative to Violence”, di Oslo.
I presupposti teorici del progetto si basano su un’indagine ISTAT del 2006, cui fa riferimento l’assessore alle Politiche sociali di Modena Teresa Marzocchi in un’intervista pubblicata dal periodico www.geniodonna.it del 23 novembre. Lo studio ha messo in luce che molti di questi uomini a loro volta sono stati vittime di un ambiente familiare violento. L’intento è dunque quello di rompere questa dolorosa catena di abusi.
L’LDV è la prima iniziativa rivolta agli uomini gestita dalle strutture pubbliche nel nostro Paese, ma a Firenze già dal novembre 2009 è attivo il “Centro di ascolto uomini maltrattanti”, un’associazione ONLUS promossa dal Centro Servizi Volontariato Toscana, con la collaborazione della Asl 10 di Firenze. In due anni di attività il centro ha ricevuto centouno richieste di aiuto, di cui l’80% su suggerimento delle stesse compagne esasperate, e l’83% pervenute da cittadini italiani.
In Europa esiste una rete di iniziative simili, e uno dei pionieri tra gli operatori è Heinrich Geldschläger dell’associazione “Conexus” di Barcellona, il cui rapporto per il 2011 esordisce con un illuminante excursus storico. I primi programmi sono nati negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70: “Emerge” a Boston e “Raven” a St. Louis. Nel 1981 è nato a Duluth, in Minnesota, il “Domestic Abuse Intervention Project”, il cui modello ha influenzato tutte le esperienze successive.
//
A metà degli anni ’80 questi programmi si sono diffusi in California, Canada, Germania, Norvegia, Regno Unito, Austria, Messico, Argentina e Nicaragua. A metà dei ’90 sono entrati nel sistema giudiziario degli Stati Uniti con l’obbligo di partecipazione per rei di violenza e abusi. Dal 2004 la Spagna si avvale di una legge al riguardo e sono attualmente attivi programmi sia all’interno delle prigioni che in alternativa.
Geldschläger riferisce che è stato ottenuto un discreto numero di successi ma sottolinea che resta molto da migliorare, soprattutto nei metodi di valutazione dei casi; infatti non tutti i centri europei sono conformi agli standard stabiliti, soprattutto nel coordinamento con le forze di polizia, con il sistema giudiziario, e per quanto riguarda la protezione dei familiari.
In Italia il numero delle vittime di violenze e abusi perpetrati tra le mura domestiche continua ad aumentare e le cifre ufficiali sono ancora lontane dai dati reali, se consideriamo che circa il 93% delle vittime sceglie di non rivolgersi alle autorità. L’iniziativa di Modena sembra il segnale che qualcosa si stia muovendo anche nel nostro Paese e ci auguriamo che sia il preludio di più decisivi interventi istituzionali.
Laura Marsano
Foto: http://www.canstockphoto.com