Borobudur: la dimora della mente illuminata
Traduzione architettonica di un mandala, Borobudur nell’isola di “Giava” è un “contenitore di essenza”. Luogo in cui abitano esseri illuminati. Concepito per essere circum-ambulato dai pellegrini in meditazione, è il simbolo del loro percorso spirituale, della ricerca dell’armonia del sé con l’universo.
Sotto un cielo slavato, cinge tutt’intorno, in un largo anello, la campagna divina.
Il tempio di Borobudur - Isola di Giava (particolare)
Distese freschissime di verde per il riso nascente si aprono all’orizzonte, in cui talvolta emergono piante spettacolari e possenti, dove c’è sempre un derelitto banjan con le sue radici al vento.
In lontananza, le donne ricurve nelle risaie sembrano pennellate di colore lasciate cadere nel verde, mentre gli uomini seguono placidi nella melma fangosa i bufali lungo gli argini umidi.
La vita giavanese è un fermo-immagine, scolpito nella memoria, chiaro, fermo, eterno.
Eterno come il suo Tempio-Montagna, lo “stupa” di Borobudur, che salta fuori in perfetta armonia, come se fosse partorito dalla Terra.
In posizione centrale dell’isola di Giava, la più grande dell’arcipelago indonesiano, a nord-ovest di Yogyakarta, il Tempio di Borobudur: è il più grande monumento buddista e uno dei più potenti luoghi di
Il tempio di Borobudur - Isola di Giava (bassorilievo)
guarigione esistenti al mondo.
Circondato da un anello di vulcani attivi, la grandiosa opera, costruita sotto il regno dei Shailendra all’inizio del IX secolo d.C., appare come un’immensa piramide appoggiata a una collina naturale.
Salire uno ad uno i gradini della lunga scalinata che conduce all’interno significa accedere al mondo spirituale, lasciare il mondo del piacere e del dolore alle spalle.
Il tempio è composto da 10 terrazze, una per ogni fase del cammino spirituale verso la perfezione.
La base rappresenta la vita nelle spirali del desiderio, le cinque terrazze concentriche a pianta quadrata la progressiva emancipazione dai sensi, le tre terrazze circolari la progressione dell’anima verso il nirvana.
Il tempio di Borobudur - Isola di Giava (particolare)
Sulla sommità vi è il grande stupa centrale, vuoto al suo interno, che contiene la grandezza della mente illuminata del Buddha.
Le parti esterne del tempio sono ricoperte da decorazioni e nicchie a campana con statue di Buddha, le pareti interne dei corridoi sono arricchite da una moltitudine di bassorilievi, che richiamano al concetto religioso della spiritualità legato all’elevazione.
Come le pagine di un libro di pietra, sono pronti ad estasiare gli occhi di meraviglie, anche se talora la pioggia li ha dolorosamente consunti: grazie all’eterno Buddha altri visi sorridono, vittoriosi sul tempo.
Autentici capolavori che spesso la natura ha cercato di coprire.
Per oltre un millennio, il Borobudur cadde nell’oblio, sepolto sotto una coltre di ceneri vulcaniche ed invaso dalla vegetazione tropicale.
Dopo l’arrivo dei mussulmani, nel 1814 il governatore inglese Thomas Stanford Raffles riportò alla luce ciò che restava
Il tempio di Borobudur - Isola di Giava
del Tempio, iniziando i primi scavi archeologici.
Un grande lavoro di restauro fu compiuto dagli olandesi agli inizi di questo secolo, finché negli anni ’70 l’Unesco decise di completare l’impresa e dichiarò Borobudur una delle Meraviglie del Mondo.
Mai arte e religione hanno trovato un connubio tanto vicino al cielo come Borobudur che, essendo concepito come un mandala, esprime la realizzazione di un simbolismo psichico profondo, la conoscenza dell’uomo nella sua universalità.
L’esperienza di un cammino rotante verso il centro è per il visitatore la proiezione della circolarità dell’esistenza, del ciclo della vita, dove fine ed inizio coincidono.
Il tempio di Borobudur - Isola di Giava (particolare)
Perdersi, smarrirsi nel cerchio in silenzio, protetti come da un abbraccio avvolgente: si ha l’idea di far parte di un insieme.
Nel mandala l’uomo ricerca se stesso, si concentra, ritrova la consapevolezza del suo sé, indispensabile perché si verifichi la catarsi, la guarigione.
Soli con il proprio essere, cessa ogni passione e ogni tensione, perché non esiste più qualcosa verso cui si possa tendere, ma solo guardarsi dentro con beatitudine assoluta.
Entrare fisicamente nel grande mandala di Borobudur significa liberarsi dalle proprie catene abituali, di tutto
Isola di Giava - panorama con risaie
ciò che è inutile; per questo Carl G. Jung, noto psicanalista, riscopre il concetto di mandala nel contesto culturale dei popoli occidentali, perché in esso ne intravede l’alto valore terapeutico, che consiste nel proiettare i propri complessi mentali nella stabilità del cerchio; in questo modo si potrà attuare la consapevolezza del sé, ed orientarsi verso un cammino che porterà ad una visione più ampia di se stessi e del mondo.
Dall’alto del grande stupa, dove regna l’eternità, si può finalmente guardare il cielo da molto vicino e provare come non mai l’emozione mistica dell’esistere.
Alessandra Mannarella