
Pitigliano, Sovana, Civita di Bagnoregio: passeggiare nei borghi medievali d’Italia, natura e buon vino. Un weekend tra Lazio e Toscana
Lungo il confine tra le provincie di Viterbo e Grosseto sono scolpiti nella roccia alcuni tra i borghi medievali d’Italia più affascinanti. Scopriamo assieme storia, immagini e profumi di un’Italia schietta, lontana dal trambusto del progresso e dalla spossante velocità del vivere di oggi. (© Igor Bortoluzzi – Tempovissuto)
Una veduta notturna di Pitigliano, quasi scolpito nella rocca di tufo, radice e fondamenta della cittàNell’entroterra toscano, in una zona che fa da confine tra la Maremma, il Lazio e l’Umbria, si sono sviluppati una serie di Borghi durante il Medioevo tuttora perfettamente conservati. Pitigliano, fondata dai Romani su una zona di tombe etrusche (che formano le caratteristiche vie cave), è conosciuta anche come la “Gerusalemme d’Italia” perché da secoli vi trova sede una sinagoga. Il borgo di Pitigliano sorge su una rocca tufacea che ne esalta il profilo, stagliandolo verso l’alto e facendo sembrare il centro storico qualcosa di irreale, come un sogno di un qualche visionario architetto.
Un altro notturno di Pitigliano, i cui colori vengono valorizzati da un’illuminazione perfettamente studiata per esaltare il borgo durante la notteAffascinante è giungere a Pitigliano poco dopo il tramonto, visto che un’illuminazione perfettamente studiata fa diventare la rocca un miraggio che fluttua nelle tenebre. Quando scende la sera è anche l’ora della cena e, come in tutta la nostra penisola ma in particolare in queste zone, il cibo è una mistura di cultura e passione. Qui non si mangia fast, si gusta, così come si deve fare con un bicchiere di Morellino di Scansano o di Chianti. Così, tra il profumo della carne alla brace tipica della Toscana, ci si immerge in passeggiate che non sono altro che regali da scartare, perché ogni passo è una sorpresa, ad ogni metro c’è un angolo nuovo, sempre diverso dal precedente, così sulle facciate si leggono influssi romani, rinascimentali, ma anche scorci della Serenissima, mattoni che rassomigliano a Pisa e Firenze. Ed è bellissimo andarsene al buio da Pitigliano, uno dei più poetici borghi medievali d’Italia, quando non c’è più nessuno in giro, e, voltando lo sguardo, vedere le morbide forme dell’acquedotto che tagliano le tese linee dei palazzi.
Il particolare ciborio all’interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Sovana (GR), borgo che è un ottimo esempio dell’architettura del centro Italia e di tutte le dominazioni a cui è stata sottopostaA pochi chilometri da Pitigliano sorge l’antico borgo di Sovana, paese medievale di piccole dimensioni, ancora perfettamente conservato. Le strade sono ancora lastricate in cotto posato centinaia di anni fa ma a colpire sono soprattutto gli interni dei luoghi di culto. Fuori dal centro è situata la Cattedrale, edificata poco dopo l’anno 1000 in onore ai Santi Pietro e Paolo. L’esterno del complesso è ben conservato, ma è appena varcata la soglia che l’austera serie di colonne riporta ad una spiritualità d’altri tempi, le note di sottofondo si ispirano ai canti gregoriani, l’immaginazione vorrebbe ridare la vita a coloro che intonavano quella straordinaria melodia, così da ascoltarne quelle sfumature che una registrazione inevitabilmente disperde nel rame dei cavi elettrici. La piccola cripta fulmina lo sguardo con la sua intima austerità.
Il Borgo di Civita di Bagnoregio (VT), da cui si ha una visuale a tutto tondo sugli spettacolari calanchi del nord del LazioSulla Piazza del Pretorio si affaccia la Chiesa di Santa Maria Maggiore, piccolo esempio di architettura mista romanico-gotica. L’interno è minimale, quasi minuscolo, ad attirare l’attenzione è però un ciborio in candida pietra, scolpito e rifinito in maniera superba, toccante esempio di ciò che l’uomo può scorgere e far nascere dalla pietra, come se lo scultore fosse vero e proprio demiurgo dell’opera.
Verso il lago di Bolsena, in provincia di Viterbo, c’è un paese chiamato “La città che muore”, ufficialmente Civita di Bagnoregio, borgo arroccato su uno sperone di tufo raggiungibile solamente a piedi. Muore perché la rocca su cui poggia lentamente si sgretola, il tempo lambisce le pareti delle case e le sfiora, come un lungo corteggiamento tra secoli e spazio, tra tempo e metri. Alla rocca ci si può arrivare solo superando a piedi un ponte in cemento armato (un po’ bruttino per la verità… ma l’uomo moderno, si sa, tende all’Efficienza e non alla Bellezza). Forse un mulo sarebbe perfetto per l’occasione e probabilmente di una poesia senza tempo.
Oltrepassando la porta principale del borgo si ha la sensazione di varcare una dimensione temporale. L’atmosfera è placida, il colore del tufo delle case sembra possa rilassare i tendini del viaggiatore, ne lenisce le tensioni, la piccola piazza in sabbia aumenta la sensazione di serenità del luogo. Ogni abitazione ha un giardino ed è appoggiata alle altre, come per condividere lo sforzo di restare in piedi, come se, aggrappandosi alle altre, potessero sfuggire ai tentativi del tempo di strapparle dalla luce che irradia la loro rocca. O forse, e sarebbe una gran bella consolazione, una volta le case erano più distanti ma ora, per la paura di cadere nell’inferno dei calanchi, si avvicinano lentamente e si tengono strette l’una all’altra; ma questa è tutta un’altra storia.
Igor Bortoluzzi