Alla ricerca del tempo passato
Nell’Ardnamurchan, in Scozia, lo scorso ottobre è stata rinvenuta una nave funeraria vichinga risalente al IX-X secolo d.C. La sepoltura commemorativa conteneva, al suo interno, diverse armi appartenute ad un guerriero. Il pezzo più importante dell’arsenale è una spada di grandi dimensioni e dall’elsa decorata.
L’Ardnamurchan è una penisola lunga e stretta, è il punto più a ovest delle coste della Scozia e, dallo scorso ottobre, è uno dei siti archeologici di rilievo della Gran Bretagna: è qui, infatti, che è stata restituita alla luce la più importante tomba vichinga del Regno Unito. La sepoltura era costituita da un vascello di circa cinque metri che si pensa abbia solcato le acque della Scandinavia, dell’Irlanda e della Caledonia. La tomba apparteneva ad uno o più guerrieri e conteneva, al suo interno, un ricco arsenale tra cui una grande spada con l’elsa finemente ornata, uno scudo, un’ascia, una lancia e degli spilloni di bronzo. L’importanza di questo ritrovamento è dovuta al fatto che lo stato di conservazione degli artefatti è molto buono nonostante i reperti siano stati sepolti per più di mille anni; si ipotizza, infatti, che i resti siano del IX-X secolo d.C.
Nel 2011 sono stati molti i ritrovamenti archeologici; i primi sono avvenuti proprio in Scozia all’inizio dell’anno. A gennaio il proprietario di un ristorante di Banks, una delle isole Orcadi, ha scoperto, nel parcheggio del suo esercizio, le camere di una tomba neolitica denominata la “Tomba delle Lontre”. Per ora si sono trovate le ossa di almeno otto persone, ma gli scavi sono ancora in corso.
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Curioso il fatto che molti ritrovamenti antichi siano stati effettuati in quello che viene chiamato il “Nuovo continente”, l’America. A giugno, nel sito archeologico di Debra Friedkin, in Texas, terra dei cowboys per antonomasia, sono stati rinvenuti alcuni reperti che si reputano appartenenti a popoli paleoindiani giunti nel territorio tra i 13.200 e i 15.000 anni fa. Un episodio, questo, che dimostra quale importanza possano avere le scoperte archeologiche: dare un contributo alla ricostruzione del passato e della storia dell’umanità, magari anche andando a “sconvolgere” delle teorie consolidate da tempo.
Sempre nel continente americano è stata fatta una scoperta, se non di grande importanza storica, almeno curiosa. Un team di archeologi, guidato da Bill Kelso, ha scavato in una zona inesplorata del forte inglese di Jamestown, in Virginia. Nel terreno sono state trovate profonde buche dove si ipotizza fossero piantati i pali di legno della Chiesa di Jamestown, fatta costruire nel 1608 dal capitano John Smith. In questa chiesa, nel 1614, il coltivatore di tabacco John Rolfe sposò la famosa “principessa indiana” Pocahontas.
Altrettanto curioso il ritrovamento avvenuto lo scorso giugno in Cina, nella città di Puyang. Tra i numerosi reperti facenti parte del corredo di 230 tombe appartenenti alla dinastia Han occidentale, è stato rinvenuto un recipiente di rame contenente del vino di circa duemila anni fa.
Compie vent’anni, infine, il ritrovamento di “Ötzi”, l’abitante delle Alpi di 5.300 anni fa, il cui corpo mummificato è stato prelevato dai ghiacci del Similaun, al confine tra Italia e Austria, il 19 settembre 1991. Per l’occasione un’equipe di medici-scienziati l’ha riportato a temperatura ambiente per sottoporlo a un esame autoptico. L’intenzione è quella di rivelare nuovi dettagli sulla sua vita e la sua morte. Una storia che fa parte del nostro passato, del nostro “tempo vissuto”.
Stefania Zabrak