9/11: dieci anni di “Enduring Freedom” non sono serviti a salvare l’Afghanistan
A due lustri dai tragici eventi dell’11 settembre, l’Afghanistan è ancora una terra martoriata dai conflitti. Si è rivelata in parte fallimentare l’operazione “Enduring Freedom”, che impegna tuttora, oltre agli Stati Uniti, molti paesi europei, fra i quali l’Italia.
Era l’11 settembre 2001 quando, assieme alle Torri Gemelle di Manhattan, crollarono le certezze degli americani riguardo la loro sicurezza. Un clima di costante preoccupazione si diffuse a macchia d’olio dallo Stato di New York, teatro dei catastrofici attacchi terroristici, fino alla West Coast. E da lì, a tutto il mondo occidentale. I mass media seguivano ventiquattrore su ventiquattro la tragica situazione, mentre quanti venivano a conoscenza dell’angosciante notizia restavano attoniti e disorientati. Era come veder crollare il simbolo della potenza americana. E in effetti così fu. Da quel giorno, infatti, il volto degli States cambiò espressione: da allegra e dinamica terra di opportunità, a dimora di sgomento, rabbia e rancore per ciò che era successo, ad arrancante araba fenice.
Dopo poche settimane dall’attacco terroristico di Al Qaeda, celeberrima organizzazione retta, fino a poco tempo fa, dall’ormai defunto Osama Bin Laden, partì l’operazione “Enduring Freedom”. Era il 7 ottobre 2001. L’iniziativa militare, intrapresa dall’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush e forte dell’appoggio di ONU e NATO, aveva come scopi l’eliminazione del regime talebano vigente in Afghanistan, l’instaurazione di un ordinamento democratico nel paese e la cattura di Bin Laden.
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Dalla data d’inizio del conflitto molte cose sono cambiate in Afghanistan. Il paese adesso non è più in mano ai talebani ma, essendo ormai una repubblica islamica presidenziale, è sotto la guida del presidente Karzai, in carica dal 2004. Anche se tuttora i cittadini afghani avvertono costantemente la mancanza di sicurezza e hanno a disposizione un sistema scolastico ancora molto debole, possono usufruire di servizi sanitari, prima riservati a pochi, ed ora, invece, accessibili all’80% della popolazione. Ciò grazie ai miliardi di dollari stanziati in aiuti internazionali. Tuttavia gli scontri con i fondamentalisti islamici non sono cessati e si è ancora lontani da una soluzione pacifica.
Intanto, si è cominciato a parlare di un sostanzioso ritiro delle truppe presenti nel paese asiatico, sia da parte dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sia da parte del nostro Ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Tale operazione dovrebbe iniziare alla fine del 2011, per concludersi entro il 2014.
L’Afghanistan continua ad essere, oggi, martoriato da continui attacchi kamikaze. Gli attentati sono quasi all’ordine del giorno e sale il numero delle vittime causate dal conflitto: decine di migliaia tra civili e militari. Viene allora da chiedersi a cosa siano valse le missioni “di pace” e le vite spezzate delle persone coinvolte nel conflitto, se ancora oggi non si riesce a trovare una soluzione perché la libertà, intesa come democrazia e rispetto dei diritti dei cittadini, non sia soltanto “enduring”, ma “ definitive”.
Federica Baglieri
Foto: http://www.flickr.com/photos/soldiersmediacenter/4503566332/