
Visitare Philadelphia: la nascita di un nuovo mondo
Dopo molte ore di auto mi accingo a visitare Philadelphia, la città dell’amore fraterno. La prima capitale degli Stati Uniti mi rende partecipe delle sue vicissitudini storiche, fra parchi, monumenti e racconti. (Foto: © Francesco Longo; foto 3 e 5: Flickr cc wallyg)
Visitare Philadelphia è come scoprire la nascita di un nuovo mondo. La città è stata il fulcro principale della rivoluzione americana, attuale sede della Independence Hall dove fu stilata e firmata la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti.
Art museumDecido di iniziare a visitare Philadelphia partendo dal punto più vicino al mio hotel: il museo dell’arte reso famoso per aver fatto da sfondo al film Rocky.
La sua celebre scalinata è presa d’assalto da decine di persone che vi corrono sopra e, una volta arrivati in cima, alzano le braccia in una vaga imitazione del famoso personaggio. Mi chiedo ironicamente quante persone siano poi realmente entrate nel museo.
Arrivando dalla periferia e addentrandomi sempre di più nella città, sembra che il mondo si rimpicciolisca e che io, come per magia, mi ritrovi in una Philadelphia più piccola e antica.
Mi trovo ora nella Old City, cuore della città fondata da William Penn nel 1682. Il quartiere è rimasto identico al progetto originario di Penn, il quale stabilì la disposizione delle case, la larghezza delle strade e anche i loro nomi seguendo la visione di una città ideale, funzionale e tollerante.
Il nome della città fa capire molto sulle intenzioni di Penn: Philadelphia deriva, infatti, dalle parole greche philos (amore) e adelphos (fratelli).
La sua concezione di città e la sua libertà religiosa fecero in modo che molti immigrati, sia dagli USA stessi, sia dall’Europa, si stabilissero qui, accrescendo il numero degli abitanti in poco tempo.
Passeggiando per l’Old City district mi sento immerso nella storia, fra la Independence Hall, che ha dato i natali alla costituzione e alla dichiarazione d’indipendenza, e la Liberty Bell, uno dei simboli più famosi della storia degli USA.
La campana della libertà, infatti, servì a chiamare a raccolta la popolazione per assistere alla prima lettura della dichiarazione d’indipendenza alla popolazione e assunse proprio per questo un altissimo valore simbolico.
Fra le piccole strade della vecchia Philadelphia i pensieri dei patrioti americani prendono forma grazie alle suggestioni del luogo e grazie agli “One upon a Nation tales”, racconti sulla storia degli Stati Uniti e dei suoi personaggi più famosi, raccontate da volontari presso panchine ubicate nell’Independence Park: i bambini restano incantati dalle storie narrate loro con entusiasmo, mimica e voci in falsetto.
Gli americani sono fieri del loro paese, dei loro personaggi e dei loro patrioti e visitare Philadelphia mi ha fatto capire quanto siano importanti per loro; citano le frasi con orgoglio e si danno forza per affrontare le situazioni più difficili paragonandosi ai vari Washington, Jefferson o Benjamin Franklin.
I loro ideali di pace e tolleranza con gli anni si sono però affievoliti, scatenando periodi di razzismo e discriminazione, talvolta stabiliti anche per legge.
Ciò che mi consola, però, sono le parole di affetto che la gente ha per i loro eroi: parole che tengono vivo lo spirito di rispetto e libertà e che, anche se messe in discussione, non potranno mai essere cancellate definitivamente.
Molto spesso la libertà per un americano vuol dire libertà per se stessi, ma la difesa di questo principio fa in modo che chiunque possa usufruirne.
La notte ormai è scesa, esco dal quadrato storico della città e mi dirigo verso il vicinissimo porto dove termino la visita della città fermandomi nel Race street Pier dal quale godo una vista magnifica dell’imponente Benjamin Franklin bridge e della città piena di luci.
Ritorno in auto e mi dirigo verso Washington, dove mi attende la grande festa del quattro luglio alla quale non posso assolutamente mancare.
Francesco Longo