Viaggio in Texas tra Dallas e Amarillo

Il grande salto effettuato da Washington a Dallas sembra catapultarmi in un altro mondo, piuttosto che in un’altra parte degli Stati Uniti. Il viaggio in Texas mi fa sentire un esploratore, tra terre solitarie e grandi città. (Foto: © Francesco Longo)

Arrivato quasi alla metà del mio viaggio negli USA, devo saltare una tappa per via di una grossa alluvione nel Tennessee. Con molto dispiacere per le zone colpite, salto quella parte d’America e mi sposto direttamente a Dallas, dove partirà il mio viaggio in Texas.

Kennedy Memorial

Il cambio di zona diventa così più netto e dalla capitale Washington mi trovo catapultato nel deserto e i suoi centoventi gradi Fahrenheit (quarantasette gradi centigradi).
Come avevo notato già per le altre grandi città, anche il mio arrivo a Dallas mi coglie di sorpresa: una città molto tranquilla rispetto alla sua grandezza, dove alti palazzi del centro business si mescolano a graziose zone residenziali ordinate, piene di verde e lunghe staccionate bianche.
Nell’immaginario collettivo il Texas non è nient’altro che deserto e ranch, cosa non del tutto falsa, ma rimango piacevolmente sorpreso quando vedo che la città non rispecchia l’idea che mi ero fatto negli anni del Texas in generale.
Mi rendo conto di come a volte si creino false opinioni sulla base del sentito dire e della spettacolarizzazione di determinati eventi, e di quanto sia importante vedere e conoscere prima di giudicare, che si tratti di una città, di uno stato o semplicemente di una persona.
La città in sé non offre molto, a parte il Kennedy Memorial, il luogo dove fu assassinato l’ex presidente degli Stati Uniti e dove è possibile ripercorrere la vita di JFK dall’infanzia fino ai suoi ultimi giorni, l’Old city Park e soprattutto il West End History District, ossia il downtowndella città, pieno di localini, ristoranti e negozi vari.

Strada per Amarillo

Ciò che mi colpisce di più è però la differenza sostanziale che incontro tra la East Coast del Paese e il Texas. I ritmi più lenti, gli odori diversi e il gran caldo mi danno l’impressione di essere sbalzato in un altro mondo, piuttosto che essermi spostato in un altro stato d’America. La vicinanza con il Messico rende più marcata la presenza di persone di lingua spagnola e, anche se la presenza di ispanici è massiccia in tutto il Paese, in Texas e più in generale nella parte ovest degli USA la loro presenza è più “vistosa”: secondo le stime del governo americano, infatti, fra trent’anni gli ispanici diventeranno la maggioranza assoluta del Paese, rendendo di fatto la lingua spagnola la più parlata degli States.
Tralasciando i discorsi americani assurdi sulla conservazione della razza bianca in America, questa notizia mi rende ottimista: non perché abbia preferenze su un’etnia rispetto ad un’altra, ma perché è in atto un mutamento e, indipendentemente dal fatto che possa essere positivo o negativo, è bello pensare che ci sia la possibilità di un cambiamento.
Dopo due giorni alla scoperta di Dallas, riprendo la mia auto a noleggio e il mio viaggio in Texas continua verso Amarillo, al confine con il New Mexico. Nell’esatto momento in cui esco dai confini della città, trovo davanti a me lunghe strade assolate che sembrano condurre verso l’infinito.

Cadillac Ranch

Dopo il primo periodo nel quale avevo preso in giro gli americani per le loro auto con il cambio automatico, mi ritrovo a dover ritirare tutto. Più che per le città, queste auto sono state create per viaggi di questo tipo, su lunghe strade dritte sulle quali basta inserire il controllo della velocità per viaggiare nella maniera più comoda possibile.
Arrivo così ad Amarillo, una grande città spalmata su un esteso territorio desertico. Il nome della città era originariamente Oneida, cambiato successivamente in Amarillo (in spagnolo, giallo) per via della presenza di innumerevoli fiori di questo colore nelle immediate vicinanze.
Sempre parlando della predominanza della lingua spagnola, è curioso sapere che esistono due pronunce per Amarillo, una spagnola e una inglese, e che quella inglese sia ormai considerata uno slang.
Una tappa obbligatoria per tutti i turisti è il Cadillac Ranch: situato lungo la Historic Route 66, ora Interstate 40, il Cadillac Ranch è una scultura monumentale formata da dieci automobili disposte in fila in modo che sembrino conficcate nel terreno.
La particolarità sta nel fatto che chiunque è libero di colorarle a piacimento con le bombolette spray, di poter apporre la propria firma e di testimoniare il proprio passaggio.
Il grande afflusso di gente ovviamente cancella le tracce dei turisti precedenti ma è un piacere entrare per un attimo nella storia di questo luogo.
Il breve viaggio in Texas è terminato: all’uscita dal ranch mi lascio alle spalle la lunga fila di Cadillac per trovarmi di fronte ad un’altra fila di auto, questa volta in autostrada, in direzione Roswell, New Mexico, luogo del presunto incidente alieno del 1947.

Francesco Longo

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