Verso Santiago
L’affascinante esperienza del cammino di Santiago de Compostela, raccontataci da Enzo Colica, giovane impiegato torinese che ha voluto partire alla ricerca di se stesso, affascinato dalla natura e dall’architettura del paesaggio iberico, fonte di inesauribili ricchezze.
Dicono che compiere il cammino di Santiago sia un’esperienza che cambia la vita. La pensa così anche Enzo Colica, trentenne torinese, impiegato in una ditta all’ingrosso, che quest’estate ha deciso, con un suo amico, di compiere il famoso cammino. Appena gli rivolgo la prima domanda, incomincia a parlarmi di tante cose, di come questo viaggio l’avesse pensato di fare diversi anni fa e di come, esortato dalla lettura de “Il cammino di Santiago”, celebre libro di Paolo Coelho, ci fosse finalmente riuscito. Il modo in cui mi racconta questa particolare esperienza rende esplicita la grande emozione che deve aver provato nelle due settimane di agosto (precisamente dal 17 al 29), durante le quali ha percorso circa 320 chilometri a piedi.
Per chi non lo conoscesse, il cammino di Santiago, praticato sin dal Medioevo, è la principale via di pellegrinaggio d’Europa. Per secoli percorsa da poveri e potenti, oggi è riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Si tratta di un percorso molto lungo e impegnativo, che parte solitamente dalla Francia centrale e che giunge a Santiago di Compostela, località nel nord-est della Spagna, in Galizia, nella quale si trova la cattedrale che custodisce le reliquie dell’apostolo S. Giacomo (Santiago in spagnolo).
Hanno impiegato undici giorno, Enzo e il suo compagno di viaggio, percorrendo mediamente trenta chilometri in otto – nove ore di cammino quotidiano.
Alla domanda “E’ stata una vacanza rilassante?”, Enzo mi dice che ogni giorni si svegliavano verso le cinque di mattina, camminavano per gran parte della giornata, riposandosi nelle ore di punta. Non è stata quindi una vacanza rilassante, come una tradizionale meta di relax, ma sicuramente un viaggio molto affascinante, che fornisce tempo in abbondanza per riflettere. Ma nonostante la fatica (e possiamo immaginare quanta) ripartirebbe per Santiago anche domani. “L’esperienza che si fa durante il cammino va vissuta personalmente, è difficile da spiegare. Il contatto con la natura, il cammino di ore ed ore! Si pensa, si riflette sulla vita, sui progetti futuri. Ti accorgi che le cose più semplici sono quelle che hanno più valore”.
Enzo ha conosciuto numerosi pellegrini durante questo viaggio, partendo da Leon e attraversando piccoli centri medievali e cittadine. Un cammino davvero variopinto, in cui si mescolano persone di nazionalità differenti: italiani, inglesi, australiani, giapponesi. Il senso di fratellanza nasce spontaneo proprio dall’obiettivo comune, da quella meta che si vuole raggiungere a tutti i costi, con fatica. Giovani e adulti, si stringe amicizia con tutti indistintamente, condividendo il cammino durante il giorno, le soste di ristoro nelle ore di punta, il riposo durante la notte nell’albergue pùblico de Peregrinos (i nostri ostelli). Tra l’altro il prezzo di queste strutture è estremamente economico, adatto alle tasche del “pellegrino”. Enzo ci dice che mediamente un posto letto costa tre euro, a volte compresa la colazione.
Astorga è una delle località che lo ha affascinato maggiormente, una delle tappe iniziali del cammino. “Eravamo a dormire in un albergue ricavato, credo, da un ex-convento, struttura molto affascinante, suggestiva. Ci siamo goduti il tramonto dalla terrazza, dato che l’edificio era in posizione panoramica. Anche la vegetazione che attorniava il percorso è stata incisiva, le montagne con sfumature di colori incredibili”.
Enzo mi racconta l’arrivo a Santiago. La città si vede sin dal “Monte do gozo”, dal quale si domina la città. Poi bisogna camminare per altri otto chilometri per raggiungere la cattedrale, attraversando la periferia di Santiago, che non è affatto una città di piccole dimensioni.
“Ci siamo organizzati per arrivare prima delle 12 in cattedrale. Giornalmente, a quell’ora, c’è la messa del pellegrino, sempre estremamente affollata. Mi è rimasto impresso il gigantesco incensiere, legato ad una grossa corda, che viene fatto oscillare per tutta la chiesa, sostenuto da sei-sette monaci. Dopo la messa siamo andati dietro l’altare, dove in una cappella è custodito il busto di S.Giacomo, che ho abbracciato e baciato, com’è uso fare”.
La meta è stata raggiunta, e finalmente si può festeggiare. Enzo, il suo compagno di viaggio e altri pellegrini conosciuti durante il cammino, cenano insieme per poi dedicare l’ultima visita alla città, illuminata dalle luci, girovagando tra le tante manifestazioni e iniziative musicali.
Ultimo giorno : il chilometro 0. “Siamo andati con un pullman a Finisterre ,località poco distante da Santiago, dove si trova l’ultima pietra miliaire che indica chilometro 0, presso una suggestiva scogliera a picco sul mare. Lì si usa bruciare gli indumenti del viaggio. Noi abbiamo bruciato i nostri calzini con una ragazza canadese che invece aveva bruciato la fascia e la maglietta”
Marco Papasidero
Le foto sono state tratte da:
1: http://www.flickr.com/photos/jule_berlin/
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