Venezia, gioiosa materialità

L’arte di Aldo Caselli

Ci sono persone che vedono il mondo con occhi particolari, con occhi cosparsi di una sensibilità indescrivibile. Persone che riescono a rappresentare l’anima delle cose, lo spirito dei luoghi; che hanno il dono di fissare sulla tela il suono delle parole bisbigliate in una calle, le voci stridule dei bimbi che si rincorrono con il pallone, il frusciare dei panni stesi al vento, il rumore veloce e aritmico dello sbatter d’ali dei piccioni; persone che pur crescendo continuano ad osservare il mondo con occhi da bambino, occhi vivaci, furbi e sinceri.

Una di queste persone io l’ho conosciuta. È Aldo Caselli e svolge l’attività di pittore a Mestre. É nato nel 1942 e dipinge da decine d’anni solo e soltanto la sua Venezia. Una Venezia viva come mai l’avete potuta immaginare, sinceramente vera anche sotto gli ori luccicanti delle cupole di San Marco, inaspettatamente materica, tattile. Ha infatti un pò stravolto l’idea che tutti noi abbiamo di Venezia come città fragile sempre in bilico tra l’acqua e la terra. Lui della sua città ha scelto di evidenziare la sostanza dei muri, il ruvido e il polveroso delle superfici delle pareti. Per far ciò si avvale di una tecnica simile all’affresco che personalizza con stucchi lucidi, toni sotto toni cangianti ed incisioni che definiscono forme e bordi. Dipinge i simboli classici della venezianità (in particolar modo le sue chiese e i suoi palazzi) ma dà anche ampio spazio alla Venezia minore, quella fatta di frammenti varipinti, panni stesi, finestre dalle tende colorate. La Venezia di Caselli è una città luminosa, solare, cangiante come i riflessi dell’acqua dei canali sulle fondamenta dei palazzi. Sulle sue tele i bianchi brillano, i rossi risuonano, i gialli riscaldano: l’alchimia dell’interazione con la luce del sole. Ogni sua pennellata ricorda la brillantezza dei mosaici bizantini all’interno della basilica di San Marco quando magicamente si accende il sistema d’illuminazione e le tessere rimbalzano gioiose la luce tra di loro.
Rappresenta una città bidimensionale ma straordinariamente incisiva con tagli di scena molto arditi e moderni, trasforma il via vai di una città in senso decorativo astraendo la città stessa dal fluire del tempo.
Aldo Caselli è prima di tutto un pittore, ma anche scultore e restauratore. Queste sue poliedriche attitudini le dimostra ogni qualvolta realizza un opera che è sua, interamente sua. Costruisce, infatti, lui stesso anche le cornici anticate in foglia d’oro o d’argento. Le realizza con la calma e la tranquillità con cui si lavorava un tempo. E mentre si assicura che tutti i lati siano perfettamente incollati, la radio nel suo studiolo gracchia qualche canzoncina e lui spensierato la segue con la voce. È una persona estremamente positiva, con l’occhio vivo. Si difende dal mondo grazie ad una strana mantella che per chi lo conosce è diventata un simbolo che lo contraddistingue. Lui si diverte a farla roteare in maniera un pò frivola.
Lavora in un garage colmo di tutto (che lui chiama ironicamente “la sua tana”) : in quelle mura ci sono raggruppati anni della sua storia, delle sue sperimentazioni. E per ogni tela riesce a raccontarti un aneddoto, un pensiero che renda quell’opera unica e straordinariamente viva. Quando raccoglie dal pavimento una tela appoggiata disordinatamente ad altre, la alza con calma, la osserva e poi la sfiora. Le sue tele assomigliano ad intonaci e non possono non essere toccati, gli stessi intonaci che ricoprono le forme degli edifici veneziani e che disegnano la città. Questa caratteristica rende le sue opere estremamente tattili, multisensoriali ed uniche. Riesce a far parlare così la Venezia gioiosa e ancora bambina.

Elena Sandre

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