Sulle orme degli Etruschi tra terra e acqua lungo il lago di Bolsena

Percorrere a piedi le sponde e i sentieri del maggior lago vulcanico europeo: una “full immersion” in una natura accogliente e in una “civiltà” dal fascino antico. (Foto: © Raffaele Basile)

Spiaggia e promontorio di Capodimonte

 

 

 

Scorcio del’isola Martana dal porticciolo di Marta

«Trova una collocazione a qualsiasi cosa trovi sulla strada». Quest’aforisma di Virginia Woolf mi balena nella mente quando – dopo quattro giorni di marcia lenta zaino in spalla – sto per concludere la “circumcamminata” del lago di Bolsena, in provincia di Viterbo. I frammenti da “collocare” sono tanti e variegati, collezionati passo dopo passo: sui sentieri sterrati, tra gli antichi basolati della francigena, sulle mulattiere, lungo le spiagge vulcaniche e i vitigni, nei piccoli corsi d’acqua guadati, tra le stradine incastonate tra antiche “pietre” sacre e profane. Ho percorso questa settantina di chilometri con il ritmo lento della camminata – in compagnia di una dozzina di “viandanti organizzati” – in un dicembre dal clima temperato e dal cielo plumbeo con sfumature pittoriche. Davanti a me si è disvelato passo dopo passo un piccolo universo. Già scoprire che quello di Bolsena sia il lago vulcanico più grande d’Europa è stata di per sé una “rivelazione”, quella iniziale. Ma non è stata l’unica: quanti sanno ad esempio che la Basilica di Santa Margherita a Montefiascone, cittadina toccata a due terzi della camminata, può vantare un “cupolone” che per grandezza è il terzo d’Italia dopo Roma e Firenze? Eppure, l’imponenza della cupola è probabilmente nota solo a pochi “aficionados” dell’arte o della religione. Così come forse pochi sanno che a Bolsena, antica cittadina luogo di arrivo e partenza di questo soft trekking, ha avuto luogo nell’antichità il miracolo eucaristico da cui si è originata la festività del Corpus Domini.

Le limpide acque del lago con vista di Capodimonte

Dal centro di Montefiascone, che sorge su di un’altura a 600 metri di altezza, si può spaziare su colli e monti di Toscana, Umbria e Lazio, sul mare di Maremma e, naturalmente, sul lago di Bolsena. Di quest’ultimo posso da quassù finalmente avere il colpo d’occhio ideale per visualizzare, nel più naturale degli schermi “3D”, il tragitto compiuto e quello rimanente. I pescatori di queste parti si spostano ancora a bordo delle caratteristiche barche ideate dagli Etruschi con i remi asimmetrici, dei quali il posteriore funge da timone. Ogni tanto, si può scorgere una di queste imbarcazioni che si muove lentamente sul lago, facendo pendant con le linee dei bei promontori che si protendono quasi a voler toccare i due isolotti di Bisentina e Martana, che si trovano in posizione centrale. Il promontorio dove sorge il caratteristico borgo medievale di Capodimonte si raggiunge attraversando ambientazioni diverse ma ben “mixate” tra loro: prima una selvaggia spiaggia vulcanica e poi dei bei giardinetti all’italiana.

Vista del lago dal belvedere di Montefiascone

Attraversando questi luoghi, si può ben cogliere la religiosità cristiana e, infatti, una parte del tracciato escursionistico ricalca la via Francigena dei pellegrini cristiani diretti a Roma. Ma più di tutte, a mio avviso, si avverte la spiritualità, meno solenne ma più interiore, delle popolazioni etrusche che hanno a lungo vissuto da queste parti. Le pietre delle loro necropoli, che si trovano disseminate lungo il tragitto in posizione quasi sempre “magica”, danno l’idea di un popolo che non ha lasciato grandi opere, escluso quelle cimiteriali, proprio perché contraddistinto dalla prevalenza di uno spirito che non aveva bisogno della maestosità per trovare la realizzazione del sé più profondo. Nel lento procedere sospesi tra acqua, terra e cielo, qui più che mai ci si sente pellegrini nel significato relativista al quale fa riferimento la più remota etimologia latina del termine, quel per ager, l’andare per campi con il ritmo naturale della propria camminata .

Raffaele Basile

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