.|Capo d’anno|.

Le feste erano ormai trascorse, quelle prettamente natalizie si intende, e Luca con sua madre andava a trovare l’anziana nonna, Aida, in una casa di riposo ormai da tre anni.
«Questa non è una casa di riposo. Questo è un luogo speciale» accennava quest’ultima a Luca, che aveva compiuto, due settimane prima, cinque anni.
Luca spalancava gli occhi e sorrideva, così come faceva ogni qual volta qualcosa non era ciò sembrava o come gli altri credessero.
«Sai, amoruccio, qui io sto da regina. C’è chi mi serve e mi porta tante cose buone da mangiare. Poi giochiamo a tombola, guardiamo la televisione e ci facciamo grandissime risate.»
Mentre parlava, Luca osservava la piccola stanza anonima, con i muri bianchi, da poco tinteggiati, e con il vassoio di petali secchi sul comodino, che sembravano emanare un buon profumo. Poi avrebbe controllato meglio, avvicinandosi.
«Per esempio, l’altra sera siamo stati tutti alcune ore a giocare a tombola. Ho fatto quaterna e cinquina. Lo sai cosa ha vinto la nonna?» chiese con tono ironico, smorzando una risata. Luca, distratto dalle lenzuola di flanella, sulle quali vedeva un opaco disegno stilizzato ricamato, annuì rapidamente.
«Lo saaiii? Davveero?» chiese, colta di sorpresa.
Subito Luca si accorse di aver dato la risposta non voluta, perché si era distratto, e si corresse facendo velocemente di no con la testa e ridacchiando per l’errore.
«Aaaaah! Mi sembrava…» sorrise, mostrando una bocca con pochi denti. «Ho vinto un’intera guantiera di biscotti al cioccolato e caramelle. Guarda te ne ho lasciati un po’» e fece per aprire il cassetto, con un po’ di fatica, torcendo il busto e portando la sua mano, un po’ rattrappita, alla maniglia. Tirò fuori quattro o cinque carticine colorate e le consegnò tutta eccitata e ridacchiando al piccolo Luca, che sorrise mostrando i buchetti nella sua dentatura ancora da latte.
«Ecco qua. Sentirai che buone!»
Luca le afferrò svelto e le mise in tasca. Mentre la nonna continuava a parlargli, intervallando grandi sorrisi con carezze e vezzeggiativi, lui accarezzava, con la mano con cui si appoggiava al letto, il disegno che ora appariva ai suoi occhi geometrico, con un inizio e una fine. Partiva dal fondo del letto con una serie di linee che posi si attorcigliavano tra loro, acquisendo l’aspetto di rombi e cerchi, per poi tornare a essere semplici linee.
Dopo qualche minuto, Aida smise di parlare.
«Nonna, perché non dici più niente. Sei triste?» chiese serio serio.
La nonna riprese a sorridere.
«No, non sono triste, perché dovrei?! Qui tutti mi vogliono bene e io voglio bene a tutti. Siamo una grande famiglia.»
«Ma non siamo noi la tua famiglia?» chiese ancora seriamente Luca, grattandosi con la mano il braccio.
«Sììììì!» affermò decisa Aida. «Voi siete la mia prima famiglia, questa è la mia seconda.»
«E si possono avere due famiglie?»
«Certo! Prima hai una famiglia, poi, quando diventi vecchio vecchio, come me, ne puoi prendere un’altra!» concluse la nonna.
Dopo qualche secondo di silenzio, Luca riprese:
«Nonna, nonna, lo sai cos’ho scoperto? Ho scoperto una cosa che nessuno sa.»
La nonna fece una faccia di sorpresa, tutta curiosa di scoprire cosa avesse da dire.
«Lo confido solo a te» chiarì il bambino prima di rivelare il segreto.
«Uhm!» annuì Aida seria.
«Ho scoperto che Capodanno è capo d’anno.»
La nonna lo guardò sorridendo a labbra strette, senza lasciar trapelare nulla. Alzò le sopracciglia come per chiedere maggiori dettagli. Luca capì e cercò di spiegarsi meglio.
«L’altro giorno, guardando il calendario con la mamma, ho visto che Capodanno si scrive tutto insieme. Ma in realtà è capo» e fece una pausa «d’anno» riprese concludendo, annuendo deciso. «Tu lo sapevi?»
La nonna comprese e sorrise più di prima.
«Questo sarà il nostro segreto segreto. Ti va?» chiese, certa della risposta.
«Sì. Ci sto!» assicurò Luca tutto pimpante e sorridente. Poi divenne serio e aggiunse: «Ma mi raccomando, non dire niente alla tua seconda famiglia. Io non dico niente alla mia prima!»
La nonna si fece una risata che tentò di smorzare, e lo portò a sé con una mano per abbracciarlo forte.
Arrivò il momento della cena e Luca e la mamma dovettero lasciare la casa di riposo. Uscendo, camminando soltanto sulle mattonelle rosse e stando attento a non sfiorare con il piede quelle blu, Luca si voltò indietro per salutare la nonna.
La vide sulla sedia a rotelle, trasportata da una giovane infermiera bionda, che la conduceva in una stanza con un grande tavolo e tanti altri anziani. Sul tavolo c’erano alcuni piatti e delle tazze.
Luca osservò pensieroso.
Arrivati in macchina, chiese:
«Mamma, posso chiederti una cosa?»
«Certo!» esclamò mentre si allacciava la cintura e si preparava a mettere in moto l’auto.
«Anche tu avrai una seconda famiglia?»
La madre inarcò le sopracciglia.
«Che vuoi dire, Luca. Tu e papà siete la mia famiglia.»
Luca pensò qualche istante. Poi aggiunse:
«La nonna dice che questa è la sua seconda famiglia… Io non voglio che tu vada in una seconda famiglia!» rimase in sospeso aspettando una risposta dalla mamma.
«Ah!» comprese, un po’ spiazzata. Sospirò. «No. Che pensi mai. Io starò sempre con te.»
Luca sorrise quasi tranquillo, poi si voltò e guardò la casa di riposto allontanarsi, immaginando la nonna che giocava a tombola.

Marco Papasidero

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