
Per destinazioni da paradiso, la via è il geoturismo
Dal turismo insostenibile, al sostenibile fino al geoturismo: un percorso di qualità verso la completa cura e valorizzazione delle unicità del nostro pianeta. Partita che si gioca anche nello scambio tra chi visita e chi vive ogni giorno la preziosità dei luoghi della nostra terra: unica madre, sfaccettata di infinite bellezze, che a tutti appartengono. (Foto: Flickr cc lindsontheroad)
Immaginate una classifica dove la medaglia d’oro riluce sui ricami dei Fiordi Norvegesi e il buio dell’ultimo posto spetta alla Costa del Sol. Lontano dall’essere un gioco di parole, un percorso di complessa valutazione effettuata da un nutrito panel di esperti mondiali ha confermato le posizioni in apertura e chiusura della graduatoria di 133 destinazioni “d’eccellenza”, per la prima volta analizzate nel 2003 e rivalutate per la sesta volta nel 2009. Accanto a ciò che non può essere controllato, quali i disastri naturali e i crolli dell’economia, gli esperti hanno analizzato gli altri fattori manipolabili che possono fare la differenza nella gestione, tutela e crescita di una destinazione turistica, nonché bellezza e ricchezza del pianeta.
La tesi su cui poggia l’analisi è che sostenere o addirittura rilanciare le caratteristiche geografiche di un luogo, il suo sviluppo, la sua cultura, gli aspetti estetici, il patrimonio e il benessere dei suoi abitanti è un obiettivo che un buon turismo dovrebbe porsi. Come l’ecoturismo, il geoturismo promuove un circolo virtuoso dove il turismo stesso incentiva la protezione di ciò che i viaggiatori in entrata visiteranno, estendendo i principi applicati alla salvaguardia della natura anche al patrimonio storico-artistico, alla vita e cultura tradizionali, al paesaggio, alla cucina, all’arte e artigianato locali, a flora e fauna: ovvero, a tutti quei tratti che compongono il valore e senso di un posto. Incorporando i principi della sostenibilità all’impegno basilare di non creare danni alla destinazione, il geoturismo si concentra sulla destinazione nella sua totalità e complessità, in tutti gli indubbi tratti distintivi di una località.
Tredici i punti di attenzione che compongono la Carta del geoturismo: integrità del posto, adesione ai principi del codice di etica nel turismo dell’Organizzazione mondiale del turismo, selettività e diversità del mercato, soddisfazione del turista, integrazione e beneficio della comunità, protezione e rilancio dell’appeal della destinazione, uso della terra, conservazione delle risorse, pianificazione, interpretazione interattiva e valutazione. Elaborata da National Geographic Society – istituzione scientifica e educativa no profit che da più di un secolo lavora affinché le persone si prendano cura del pianeta –, rappresenta l’impegno dei governi e delle associazioni che la sottoscrivono all’adozione concreta dei principi in essa contenuti, da tradurre in obiettivi con la collaborazione ed interazione delle comunità locali.
La domanda sorge spontanea: la nostra bella Italia si impegna in un turismo virtuoso? Considerando che la classifica racchiude destinazioni da tutti i continenti, un bel sorriso compare scoprendo che i profili delle colline, il patrimonio artistico, la buona cucina e l’accoglienza degli agriturismi della Toscana occupano l’undicesima posizione assieme a destinazioni quali Copenaghen e la costa nord della California. Purtroppo l’espressione cambia drasticamente trovando Venezia tra gli ultimi posti: la massiccia emigrazione dei suoi cittadini, la diffusione del turismo “mordi e fuggi” con la prevalenza di visite di un solo giorno e l’inquinamento delle sue acque, hanno preoccupato gli esperti tanto da collocarla tra i luoghi che, vivendo una severa pressione, necessitano di ricevere urgenti e decisive azioni di cura e attenzione.
Beatrice Sartini