Le forme sinuose e sfumate di Klimt

Le linee si flettono, si incurvano, svaniscono. In un labirinto di occhi e fiori le donne dipinte dal famosissimo artista viennese appaiono svelate come in un sogno che non sa dichiararsi. Presenza da tempo richiesta, Klimt arriva a Venezia con una mostra a Palazzo Correr con tutta la sua potenza e la sua incontrastata energia: “Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione” (24 marzo-8 luglio). (Foto: Flickr cc freeparking)

G. Klimt, “Ritratto di Signora” (Marie Breunig)

Dopo anni di assenza da Venezia (l’ultima partecipazione risale alla Biennale del 1910), Klimt ritorna per festeggiare il suo 150° anniversario dalla nascita, con una mostra che occupa 10 stanze al piano superiore del Palazzo Correr, curata da Alfreid Weidinger e frutto di una collaborazione tra i Musei Civici veneziani e il Museo Belvedere di Vienna. Nonostante sia chiaro l’intento della mostra, ossia quello di inquadrare Gustave Klimt in un vasto orizzonte culturale viennese e mitteleuropeo che non comprende solamente la famigerata Secessione, il risultato finale è un po’ caotico (spazia tra architettura, design e moda) ma assolutamente meritevole, soprattutto per le opere esposte. La prima parte dell’esposizione, infatti, si incentra sull’avvio della Secessione (sono qui esposte le opere classicheggianti del fratello Ernst Klimt e dell’amico Franz Matsch, membri della Künstler-Compagnie).
Vi sono tuttavia accostamenti molto interessanti, come il “Ritratto di Signora” (Marie Breunig) del 1884 di Klimt, un quadro estremamente raffinato e classico, affiancato alle donne vestite di nero di Khnopff, che ci ricordano come la stagione simbolista sia agli esordi anche in Belgio. Klimt svilupperà poi questa piega enigmatica e questo senso di inquietudine anche in altre opere qui esposte, come in “Volto di fanciulla” del 1898, dove i contorni e i lineamenti sfumati del viso danno un senso simmetrico e meduseo al soggetto rappresentato.
Imponente poi è la copia del “Fregio di Beethoven” per il Palazzo della Secessione, un omaggio musicale dove una sequenza orizzontale e narrativa ci mostra l’anatomia disarmonica e i corpi spigolosi del genio viennese che abbandona il naturalismo per la geometria, passo che lo porta sempre più verso una concezione astratta delle forme naturali. Bellissima opera anche “Fuochi fatui” del 1903 dove vi è il decentramento della prospettiva e delle luci che risaltano attraverso le curve e le onde suggestive. L’esposizione poi prende in considerazione anche il lavoro del famosissimo architetto austriaco Josef Hoffman, e i suoi plastici sul “Palais Stoclet 1905-1911” di Bruxelles, nonché le illustrazioni per la rivista viennese Ver Sacrum. Ma soprattutto i gioielli e le spille da lui progettati, che richiamano nella luce e nella forma gli elementi grafici in armonia che saranno propri anche di Klimt, con la ripetitività modulare delle forme geometriche.
L’ultima parte del percorso si chiude con l’affiancamento della “Giuditta” del 1901 e “Salomè (Giuditta II)” del 1909: questa figura mitica è in realtà Adele Bloch Bauer, l’amante dell’artista, e la trasparenza del suo corpo viene confermata con il gioco stilistico di intrecci e di un grande uso dell’oro (che Klimt sperimenterà dopo un soggiorno a Venezia e a Ravenna) con linee sinuose che si perdono e, successivamente, si ritrovano. Insieme vi è anche lo “Studio per coppia di amanti” del 1907-8 dove l’intersezione di tanti piccoli occhi fa da contorno all’abbraccio dei due protagonisti in un motivo che potrebbe essere quasi orientale. In definitiva dunque, nonostante il caotico intento, il risultato è un ritrovo di opere a Palazzo Correr di alta intensità emotiva ed artistica, che vale sicuramente la pena di vedere; nonché il ritorno sperato di un artista apprezzato in un contesto come quello dei Musei Civici, estremamente stimolante e avvincente.

Ester Franzin

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