Le vie cave della Maremma, tra i tufi etruschi

Circa duemilacinquecento anni fa qualcuno – si ritiene le popolazioni etrusche – scavò dei percorsi nelle basse colline di roccia tufacea, nella zona di confine tra Toscana e Lazio. Ai giorni nostri il reticolo delle “vie cave” riesce ancora a emozionare chi le percorre. (Foto: © Raffaele Basile)

Veduta di Pitigliano dall’imbocco di una delle vie cave

Addentrarsi per una via cava immerge il viandante in un’atmosfera senza tempo in cui è facile astrarsi dalla propria realtà contemporanea.

Via Cava di S. Rocco a Sorano

Infatti, percorrerle oggi offre lo stesso panorama che doveva presentarsi al patriottico viandante sulle tracce dell’Italia appena unita, al valoroso templare medievale e al carismatico lucumone etrusco. Ben poco è cambiato negli ultimi venticinque secoli, da queste parti. Collocare temporaneamente il proprio incedere tra questi sentieri non è facile, se ci si rifà alla natura circostante. Percorrendoli in una tiepida mattina dell’anno 2012, in cui si sente l’imminenza della primavera, sono le suole in vibram degli scarponi, la maglietta in microfibra e lo zaino in odore di tecnologia che fanno la differenza. A cambiare sono stati gli uomini, o meglio il loro rivestimento esteriore e le attrezzature per gli spostamenti, non la natura di questi luoghi. Nel territorio di Pitigliano, Sorano, Sovana e San Quirico, in provincia di Grosseto, si sussegue un reticolo di almeno una trentina di vie cave. Questi antichi paesi circostanti ai sentieri tufacei sono anch’essi uno spettacolo, con le loro costruzioni scolpite nel tufo e nella roccia. Via Cava di S. Rocco a Sorano. Le pareti delle vie cavearrivano in alcuni punti a misurare anche una ventina di metri di altezza. La loro larghezza è invece in media di un paio di metri. La lunghezza di ogni “tratta” può arrivare invece a sfiorare il chilometro.

Verso l’uscita della via cava Fratenuti a Pitigliano

Vi sono dei punti in cui la presenza di alberi e arbusti presenti sulla sommità, che un po’ mimetizzano all’esterno la strada sottostante, rende la via una sorta di galleria verde, che fornisce un’ombreggiatura apprezzabile soprattutto nei mesi più caldi. La naturale umidità delle pareti rende questi sentieri l’habitat ideale per muschio, licheni e felci, dando un po’ di colore verde a un percorso altrimenti dominato dalle differenti tonalità cromatiche del tufo poroso. Non sono un fenomeno naturale, le vie cave, esse sono dovute all’opera dell’uomo. Per alcuni studiosi sarebbero solo delle pratiche vie di comunicazione costruite per superare i dislivelli altimetrici esistenti nella zona. Tuttavia, se così fosse, non è chiaro perché la cura maggiore sia stata riservata a scolpire le pareti invece che a rendere più omogeneo il fondo calpestabile. Altri sostengono invece che la loro funzione fosse far defluire l’acqua piovana. Rimane però inspiegabile perché si sia allora andati così in profondità, tenuto conto che non ci si trova certo in un’area di piogge tropicali.

Via cava di S.Rocco a Sorano

La vicinanza di questi sentieri semi-sotterranei a numerose necropoli e la presenza di nicchie nella roccia, sono invece elementi che lasciano ampio spazio per ipotesi più suggestive con una connotazione mistica. Durante il tragitto, incontro lo studioso Giovanni De Feo, che ha compiuto numerosi studi sulle vie cave, realizzando anche dei testi e dei video sull’argomento. Egli ritiene che la funzione di questi particolari sentieri sia stata diversa nel corso dei secoli e che quindi le diverse teorie sul loro scopo abbiano tutte un qualche fondamento, De Feo trova anche plausibile che le vie cave possano essere state realizzate dagli Etruschi in funzione di atipici monumenti religiosi, per porsi in contatto con la “Madre Terra”. Del resto, «attraversare le vie cave riesce a procurare nello stesso tempo smarrimento e protezione», fa notare lo studioso. La valenza sacrale giustificherebbe anche la tortuosità labirintica talvolta quasi ricercata e l’incongruenza di alcuni sentieri, che si sviluppano in modo parallelo per terminare poi in un medesimo punto. Le vie cave potrebbero quindi essere nate perché gli Etruschi avevano saputo percepire questi luoghi come centri energetici. Questa interpretazione ha un suo fascino e anche una sua logica. Infatti, sotto la crosta terrestre esistono certamente impercettibili movimenti tellurici, forze magnetiche e flussi sovrapposti di acque. In alcuni luoghi tali elementi sono più presenti e ben possono essere recepiti, sia dai sensi sia dalla mente dell’uomo. Gli Etruschi, con il rilievo dato alla sfera spirituale e mistica e la loro sviluppata sensibilità ambientale, avevano certamente le “antenne” giuste per recepire queste forme di energia. Ed è probabile che ciò sia avvenuto e sia stata realizzata un’opera monumentale con una valenza metaforica. Le vie cave potrebbero allora essere “lette” come itinerario spirituale, che dalla semioscurità e tortuosità progredisce verso la luce, un po’ come nella selva dantesca. Il tutto, sempre con i piedi ben saldi sulla terra.

Raffaele Basile

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