
Le Grotte di Camerano: la forza nascosta di una comunità
Oltre la speciale suggestione e bellezza naturale, le Grotte di Camerano racchiudono un tesoro ancor più speciale. Possiedono una forza che ha custodito e celebrato il loro significato e quello della comunità che vi ha trovato casa, nascosta nelle viscere della terra, in fiduciosa attesa del ritorno di tempi migliori. (foto © Beatrice Sartini)

La grotta Ricotti, nel suo aspetto di chiesa sotterranea, è stata scavata nella rupe nota come Sassòne, sotto i resti della chiesa di Sant’Apollinare, e presenta particolari architettonici che la rendono molto simile ad altri ipogei presenti nell’area mediterranea.
Se ne avete già sentito parlare, probabilmente è per la loro misteriosità affascinante. Poco distanti dalle note località turistiche di Sirolo e Numana, sul promontorio del Conero in provincia di Ancona, le Grotte di Camerano, labirinto di più di due chilometri scavato sotto la cittadina di Camerano, ospitando i Cavalieri di Malta, e così dicono, anche i Templari, hanno suggestionato un crescente pubblico di visitatori. Di certo per la loro capacità di far correre la fantasia a tempi passati, quando la luce di candele e lanterne illuminava i passaggi nascosti scavati nell’arenaria: corridoi e gallerie che ancora oggi conducono a sale preziosamente decorate, ambienti solenni dove sembrano ancora riecheggiare i cori della celebrazione dei culti e della vita che fu, pur in un ambiente insolito.
La sensazione che si prova camminando in questo tesoro nascosto – quasi un cuore nella città, che ripropone una simmetria rispetto ad alcune costruzioni presenti in superficie – è decisamente magica: nello spostarsi da una grotta all’altra, attraversando gallerie più o meno ampie, si scoprono simboli, decorazioni e date incise, sotto lo zampillio vivace di goccioline d’acqua che qua e là stillano dalle volte delle grotte a diverso gradiente di umidità, legata alla profondità dell’ambiente che scende fino a meno venti metri.

Una galleria di collegamento delle grotte, da percorrere nel fascino di un’illuminazione soffusa, che rende misterioso e piacevole il cammino sotterraneo.
«Durante la guerra, le Grotte di Camerano svolsero appieno il loro ruolo, quello che si pensa sia uno dei principali motivi della loro esistenza: ospitarono e difesero gli abitanti della città», spiega Cecilia Ottaviani, l’accompagnatrice che guida il nostro percorso di scoperta delle grotte. Una conoscenza complessa, vista la scarsa presenza di fonti documentarie, possibile grazie alla tradizione orale e al lavoro di ricostruzione dello storico Alberto Recanatini, che Cecilia riesce a trasmetterci attraverso numerosi particolari e riflessioni sugli aspetti storico-naturali che permettono di comprendere il significato della loro esistenza.
La peculiarità delle grotte, la funzione difensiva, ha fatto sì che la loro “segreta esistenza”, poco raccontata al tempo, ne preservasse nei secoli la funzione stessa. Ed è così che, per ben diciotto giorni, durante la Seconda Guerra Mondiale, le grotte divennero casa per i cittadini di Camerano, tra cui Recanatini stesso. Uomini e donne che, preoccupati dai bombardamenti aerei che avevano già colpito la vicina Ancona, si strinsero in questi spazi, rafforzando il senso di comunità.

L’altare, semplice e bellissimo, dove fu celebrata la messa per la Liberazione, è posto in un ambiente circolare destinato a luogo di culto nella grotta Corraducci/Mancinforte.
Come vissero in quelle lunghe settimane sottoterra?
Ricrearono la loro vita, la vita della loro città, lì sotto. Le famiglie si adagiarono nelle nicchie, una accanto all’altra, forse mantenendo gli stessi rapporti di vicinato. Sistemarono le scorte di alimenti e bevande, uno spazio per l’assistenza medica e celebrarono le loro funzioni, utilizzando l’altare ancora oggi presente, semplice e prezioso, di cui fonti sicure attestano l’uso per la celebrazione della messa il giorno della Liberazione.
Uniti, senza distinzioni sociali: le grotte assicurarono alla popolazione uno spazio di difesa della propria vita. Le famiglie nobili, i cui cognomi danno il nome oggi alle diverse grotte, che in periodo di pace avevano accesso esclusivo dalle loro dimore alle stesse, utilizzate principalmente come cantine, aprirono lo spazio sotterraneo a tutti gli abitanti, che sapevano, senza che venisse esplicitato, che quello era il luogo dove raccogliersi per attendere la pace, forse godendo di un’appartenenza molto speciale: la comunione tra uomini, senza distinzioni di classi e ranghi.

Nascosto, ma ben conservato, il simbolo religioso della croce, scolpito su una parete della grotta Corraducci/Mancinforte.
E se, oggi e domani, le Grotte di Camerano non svolgeranno più questo ruolo difensivo, sono e saranno l’orgoglio della città. Un gioiello naturale, valorizzato dalle visite proposte dall’Ufficio informazioni e accoglienza turistica del Comune di Camerano, che ha potenziato l’attrattiva turistica della città e accoglie migliaia di visitatori tutto l’anno. Un percorso che trasmette la cultura della comunità, la magia dei riti di tempi passati, la bellezza della natura, la forza dell’ingegno umano, che ha scavato nel cuore dell’ambiente una mano accogliente a difesa della propria vita. Spazio che si saluta, riemergendo in superficie dopo un’ora e mezza – che è davvero volata via –, animati da uno speciale sentimento di misteriosa nostalgia e serenità.
Beatrice Sartini
Informazioni per i visitatori disponibili sul sito: http://www.turismocamerano.it