La varietà de Il Cairo
L’eredità degli antichi faraoni
Erodoto, storico dell’antica Grecia e grande viaggiatore, definì l’Egitto come un dono del Nilo.Nel corso dei secoli le sue moschee, le piramidi e la Sfinge hanno attratto milioni di visitatori. Oggi tali meraviglie dell’antica civiltà faraonica convivono con i moderni edifici in vetro ed acciaio come nell’ ammaliante città de Il Cairo, vero cuore pulsante dell’Egitto medievale, odierno e contemporaneo dove oltre sedici milioni, tra egiziani, arabi, africani ed occidentali vivono ogni giorno. Il Cairo non è una città come le altre, è unica e questo lo si capisce appena si arriva. O la ami o vorresti scappare via…ma quasi tutti restano a guardarla durante la traversata del pacifico Nilo.
Il Cairo non vuole limitarsi ad essere solo il trampolino di lancio delle escursioni alle piramidi o alla Sfinge, la città deve essere vissuta intensamente. In ogni angolo di strada, caotica, confusa e colorata si scorge una parte della gente che ci vive; bisogna guardare nei loro occhi per capire il senso del tempo che scorre senza il rumore di un orologio.
È vero, è la città delle contraddizioni! Nel centro storico e lungo il Nilo si adagiano grandi hotel a cinque stelle, navi da crociera e, per le strade, limousine; ma man mano che ci si allontana il luccichio diventa sempre meno intenso, spariscono le grandi auto e appaiono furgoncini carichi di persone aggrappate l’una all’altra per non cadere.
Il manto stradale ha lasciato l’asfalto per il terreno e i negozi delle grandi firme hanno lasciato il posto a botteghe improvvisate dove si vende di tutto: dall’abbigliamento, alle bibite, dallo shisha per i narghilè, ai souvenir più commerciali. Qualcuno addirittura vende il pane poggiandolo per terra: la povertà pervade ogni angolo.
I bambini non vivono viziati come da noi, non sanno evidentemente che cosa significhi capriccio.
A loro è stato insegnato sin da piccoli a sorridere al turista per ricavare qualche soldo in più vendendogli oggettini da esporre nelle case al ritorno dal viaggio o da regalare ad amici e parenti.
Eppure, quel che sconvolge, è che loro sorridono e non si sforzano di farlo. Non sembrano infelici mentre passeggiano con le loro madri oscurate dagli abiti che nascondono loro il lineamento, il volto e il sorriso. Nessuno lì soffre di stress. Lo si capisce quando camminano per strada. Non corrono, passeggiano.
Non ascoltano i clacson degli autobus turistici che devono ancora compiere il giro infinito delle meraviglie in un’ora; a loro non interessa. Sono a casa propria. Sono consapevoli di avere bellezze invidiate da tutto il mondo.
Il loro Museo Egizio è qualcosa di sconvolgente. La “sindrome di Stendhal” che coglie i visitatori e li emoziona a tal punto da fargli perdere i sensi, qui è all’ordine del giorno, anzi del minuto.
Già fuori dal Museo si comincia ad assaporare la storia. Vengono in mente le tante foto viste sui libri delle scuole elementari e medie che raffigurano i faraoni, le loro tombe, gli arredi funerari e soprattutto lei, la famosissima e meravigliosa maschera del Faraone Tutankamon. È davvero una fortissima emozione vederla. Il caldo afoso della città, rinchiusi nelle sale, è presto scordato.
Il Cairo ci dà la possibilità di entrare nella storia che rimarrà davvero dentro di noi.
Stefania Castiglione