La quasi luna
Uccidere per amore
Il romanzo “La quasi luna” (Edizioni e/o, 2007) si presenta al lettore come un crudo e disincantato affresco dell’animo umano che la scrittrice, Alice Sebold, già famosa per Lucky, nella quale racconta lo stupro subito nel 1981, dipinge con forti pennellate.
Al centro della storia il tormentato rapporto tra Helen, la protagonista, e sua madre; un rapporto contrastato, difficile, che porterà la figlia a compiere un gesto estremo, cioè uccidere la propria genitrice: “…alla fine ammazzare mia madre mi è venuto facile…”.
Inizia così questo racconto avvincente che oltre ad avere la tipica fisionomia di un poliziesco, acquisisce la veste di un’indagine psicologica volta a svelare i dolori e le paure più profonde di una donna, Helen, per l’appunto, oppressa dalla figura di una madre ingombrante e malata, chiusa nella propria follia, con un padre debole, innamorato ed incapace di avere un ruolo nella vita della propria figlia, tanto da morire suicida.
Il linguaggio forte, a volte eccessivamente crudo, commisto a situazioni non sempre moralmente corrette, come la relazione tra Helen e il figlio ventenne della sua migliore amica, sono la forza di questo romanzo, che l’autrice, con estrema semplicità, riesce a porgere al lettore, lasciandolo senza fiato fino alla fine.
Ad onor del vero, inizialmente, proprio tale lessico mi aveva quasi indotta a lasciare la lettura, ma addentrandomi nel racconto, ed accorgendomi che pian piano si andavano delineando le fisionomie dei personaggi, mi sono lasciata avvolgere da una storia che acquisisce, pagina dopo pagina, le fattezze di una vicenda umana nella veste più schietta e semplice che esista.
Anche la modalità della narrazione, costruita sui continui flash-back della protagonista che da adulta ricorda l’infanzia, portano ad una dimensione a metà tra il ricordo e la cruda realtà: è come se presente e passato si fondessero in un unico e inconfondibile file rouge.
Amalia Papasidero