La neuroestetica interpreta l’universo dell’arte attraverso l’inconscio
Come la scienza esamina la previsione cognitiva nell’ambito del sapere scientifico, così l’arte va ad esprimere una funzione estetica di cambiamenti neurologici in una sorta di reticolato a mille colori.
Le neuroscienze ci fanno comprendere come avviene il processo di formazione delle immagini nel nostro cervello mediante un’ottimale elaborazione che costruisce un identikit che lavora simultaneamente in più aree visive. In sostanza, ci sono equilibri nel percepire la forma e lo spazio, dovuti alla capacità percettiva della mutazione avvenuta nella vista.
La rapidità della percezione è dovuta anche alla psiche che riconosce i processi mnemonici atti a trapiantare nella nostra mente la percezione della forma e a farne dei parametri. La facoltà di percepire i colori è localizzata in un’area ben definita del cervello. La creazione del colore scaturisce dalle necessità creative, che tramite l’attivazione complementare di differenti polarizzazioni di cellule occipitali esistenti nel cervello, cooperano con gli stimoli visivi e rispondono alle emozioni dell’individuo. Un ruolo importante lo giocano i colori primari; sembra infatti che ci siano delle cellule deputate a percepire la sintesi sottrattiva (rosso, giallo e blu), sino a determinare la visione del nero. Ciò consentirebbe in uno scenario successivo, di capire, imitare, acquisire la tecnica dell’artista.
//
La neuroestetica è una scienza che non proclama certezze, ma le persegue anche in campo di arte pittorica. Tutt’oggi è in uso nelle accademie la copiatura delle opere dei grandi maestri a fini didattici. Secondo gli studiosi, infatti, Jackson Pollock nel creare i suoi dipinti astratti attivava nel sistema motorio i muscoli corrispondenti, assicurando la comprensione immediata degli stessi. Il linguaggio dell’arte, del presente e del futuro è tecnica concettuale, fatta di immagini e colori, dove l’invisibile inconscio si tramuta in visibile pittura. Questa convergenza di fattori ci fa capire che la neuroestetica è conoscenza e allo stesso tempo ricerca di un linguaggio visivo. Qualsiasi cosa si legga tramite il senso della vista, può essere decifrata tramite i simboli e le linee che si presentano al cervello, che a sua volta ha il compito di variare le differenze attraverso una serie di rapidi processi consequenziali, atti a coinvolgere varie zone cerebrali che successivamente generano la definizione dell’immagine visiva. La neuroestetica non sostituirà mai l’estetica, ma un sistema organico e interdisciplinare di scienziati ed artisti, come l’Open Network For New Science and Art, non può che apportare il suo contributo verso una pittura avanguardistica rivolta al futuro.
Vittoria Arena