Hong Kong, la città che tocca il cielo

Sono poche le città che alla pari della metropoli asiatica possono vantare un numero di grattacieli così elevato. Andiamo a scoprire alcuni particolari della vecchia colonia inglese, ora simbolo della potenza economica della nuova Cina che avanza.

Nuovi cantieri

Quando i miei occhi si sono posati sulla skyline di Hong Kong la prima cosa che ho pensato è che c’era una grande armonia in quel paesaggio di acciaio e cemento affacciato sul Victoria Harbour. Durante il viaggio non avevo idea di cosa aspettarmi, non sapevo se avrei trovato una città permeata dalle influenze occidentali o se i cinesi, una volta riappropriatisi della colonia, avessero cancellato ogni segno di un passato per loro infausto, trasformandola in qualcosa di essenzialmente asiatico.
La mia paura di veder cancellata quella particolare mescolanza tra oriente e occidente che si era sviluppata durante il dominio di sua maestà è però ben presto svanita.

L’ International Commerce Center

La Cina non ha avuto il coraggio, e nemmeno ne avrebbe avuto l’interesse, a passare un colpo di spugna sopra ai 150 anni di vergogna imperialistica seguita alle guerre dell’oppio. Un dominio che ha però portato Hong Kong ad essere il principale porto commerciale tra Cina e Occidente, dove le particolari condizioni geo-politiche hanno fatto in modo che affacciate sulle acque placide che separano Hong Kong Island dalla terraferma crescessero a vista d’occhio gli insediamenti umani. Basta uno sguardo per capire che l’enorme quantità di grattacieli non è solo un’espressione di vanità e potere, ma è innanzitutto dovuta alla necessità di ospitare in poco spazio una comunità, numerosa e prolifica, in un territorio in prevalenza montagnoso.
La paura dei cittadini di Hong Kong che il ritorno alla Cina segnasse la fine di un’età dell’oro si è dissolta in fretta e l’impulso edilizio sembra anzi averne tratto beneficio, basta constatare che i grattacieli più alti sono di recente costruzione e che il più alto della città l’International Commerce Center, terzo al mondo con i suoi 484 metri di altezza, è appena stato concluso nel 2010. Nonostante il primo grattacielo di Hong Kong sia stato ultimato nel 1905, in realtà la città ha subito un vero e proprio impulso verso l’alto solo negli anni ’50 del novecento, quando a causa della presa di potere del comunismo in Cina la colonia ha dovuto affrontare una vera e propria invasione di profughi, ed in concomitanza con questo è stata tolta la norma edilizia che limitava l’altezza degli edifici. Le nuove tecnologie e la trasformazione dell’economia produttiva locale in economia di servizi avvenuta negli anni ’80 hanno poi fatto il resto.

La Bank of China

Passeggiando per le vie di Hong Kong è impossibile non notare che la gara non si svolge però solo al “rialzo”, la Bank of China per esempio, con il suo personalissimo grattacielo, non ha voluto solo manifestare la propria presenza sulla nuova regione a statuto speciale con una decina di anni in anticipo rispetto al reale passaggio del testimone (l’edificio fu concluso nel maggio 1990), ma ha contribuito in modo attivo allo sviluppo tecnologico ed artistico di questo tipo di costruzione. Progettato dall’Archittetto Im Pei fu il primo edificio che superava i 1000 piedi al di fuori degli Stati Uniti, la vera sfida però fu quella di dover costruire un’opera di 367 metri con un budget ridotto in un’area soggetta a tifoni. La soluzione trovata ha portato alla costruzione di una torre asimmetrica consistente in 4 montanti verticali in alluminio triangolare con torri di vetro che diminuiscono la massa dell’edificio ed il quadrante esposto ai venti ad alta velocità. La scelta della forma è stata poi fatta in base a regole di espressionismo strutturale, simboleggiando la crescita dei germogli di bambù, che nella cultura cinese rappresentano la sopravvivenza a la prosperità.

Central Plaza

Un altro grattacielo importante per motivi sia di altezza che strutturali è il Central Plaza. Al terzo posto con i suoi 374 metri, è stato sviluppato con una struttura triangolare per un utilizzo più efficiente della superficie dei pavimenti, un maggior numero di uffici con vista porto ed anche per la minore resistenza ai tifoni. Le travi ed i solai orizzontali dell’edificio inoltre sono separati da pareti con inversione di taglio per ridurre i venti, ed il cemento armato è stato sostituito alla tradizionale struttura in acciaio per contenere i costi; questo ha fatto sì che il grattacielo in questione sia una delle strutture in cemento armato rinforzato più alte al mondo. L’edificio ospita anche la Hong Kong City Church, che è la chiesa più alta al mondo rispetto al suolo.

Vista dal Victoria Peak

Sono molte altre le costruzioni di questa caleidoscopica città che meriterebbero attenzione e basta salire con il Victoria Peak Tram fino alla vetta dell’omonimo colle per rendersene conto. Hong Kong è una città pulita, efficiente, dove il nuovo riesce ad integrasi con il vecchio senza che questo possa apparire dissonante. I mercati di strada in stile cinese si srotolano tra vie antiche ma orlate di costruzioni futuristiche, i piccoli templi rimasti appaiono d’improvviso e quasi fuori luogo tra costruzioni che allungano i loro tentacoli al cielo, ma senza perdere mai la loro dignità. Tra futuro e passato le farmacie tradizionali cinesi, che vendono rimedi che all’apparenza possono sembrare stregoneria, affiancano con naturalezza negozi di elettronica e tecnologia all’ultimo grido. Questa è la città che i cinesi hanno ereditato dalla corona britannica e che fino all’anno 2047 resterà ad amministrazione speciale, una porta tra Oriente ed Occidente. Sarà in grado la grande Cina nei prossimi cinquant’anni di sfruttare l’esempio per allineare i suoi standard a Hong Kong, o sarà quest’ultima ad essere trascinata lentamente negli standard cinesi?
Solo la storia potrà darci una risposta, nel frattempo Hong Kong continua la sua corsa verso il cielo e verso il futuro, e l’impressione è che voglia mantenere ancora a lungo il primato di città con più grattacieli al mondo.

Daniele Pistoni

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