Ciak, si gira! Grande successo per il Torino Film Festival

Giunto alla sua 29a edizione, il Torino Film Festival ha registrato un aumento di incassi, un maggiore interesse della stampa, una grande risposta di pubblico. La ragione di questo successo? Un mix accattivante di passato, presente e futuro.

Il fascino del red carpet ha catturato anche Torino, ha circondato la Mole Antonelliana, ha occupato l’Università, ha preso d’assalto il Palazzo Reale. Perfino il Museo Egizio si è trovato al centro di una baraonda di tacchi a spillo, vestiti scintillanti, geni della cinepresa, fan sfegatati a caccia dell’autografo dei sogni. Il centro storico è stato allietato dagli occhi a mandorla di Sion Sono, dalle labbra carnose di Penelope Cruz, dal fascino irresistibile di Kim Rossi Stuart.
Può dirsi soddisfatto il direttore del “Torino Film Festival”, il regista Gianni Amelio: la 29a edizione di una delle più importanti rassegne cinematografiche europee ha registrato un significativo aumento di incassi, di pubblico, di accreditati stampa.
Nato nel 1982 come “Festival Internazionale Cinema Giovani”, quest’evento imperdibile per gli appassionati cinefili ha mantenuto la stessa attenzione al cinema giovane, all’innovazione. «Qui si viene per i film. Non ci interessa il red carpet, né “il modello romano” col suo budget faraonico», ha dichiarato Amelio. Quello che, infatti, distingue il TFF dai concorrenti di Venezia e Roma è la ricerca di qualità, la natura intellettuale e sperimentale dell’evento, che quest’anno però, nonostante il budget ristretto, ha anche attirato VIP del calibro di Valeria Golino, Charlotte Rampling e Penelope Cruz, smentendo in parte la sua natura antidivistica.

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Ad aprire la rassegna è stata un’attrice di eccezione, Laura Morante, che durante la cerimonia di inaugurazione al Teatro Regio, ha sottolineato l’importanza che ormai ha raggiunto a livello europeo il TFF. L’arte di vincere del regista statunitense Bennet Miller è stato scelto come film d’apertura. Un lungometraggio sul baseball , ma anche un’opera etica, con un imbattibile Brad Pitt come protagonista.
Assolutamente innovativa è apparsa l’opera del giapponese Sion Sono, che con film come Guilty of romance o Suicide Circle, tratta temi scomodi, di rottura: il sesso come desiderio e perversione, il suicidio, le luci e ombre del Giappone post-moderno. La rassegna di Torino gli ha dedicato un’intera sezione, “Rapporto confidenziale”.
Non sono mancati neanche i film più chiacchierati del momento: The Descendants di Alexander Payne con George Clooney e Midnight in Paris di Woody Allen. A questi sono stati affiancati i film di Pasolini, Tavernier, Vittorio De Sica, i fratelli Taviani, monadi del cinema di ogni tempo, scelti da Antonio Albanese, Ascanio Celestini, Michele Placido, Kim Rossi Stuart, Sergio Rubini, perché “colpevoli” della loro passione per il cinema.
Tra i numerosi premi previsti dalla rassegna è da menzionare il Gran Premio Torino, assegnato ai registi che hanno rinnovato con genialità la scena contemporanea del cinema. Il prescelto di quest’anno è stato il regista finlandese Aki Kaurismäki che, con il film Miracolo a Le Havre, è stato scelto per la capacità di portare sulle scene il mondo contemporaneo con sensibilità e ironia.
Cortometraggi, documentari, grandi autori e registi in erba, ma anche Torino, Italia e mondi lontani: il “Torino Film Festival” ha soddisfatto davvero tutti.

Silvana Calcagno

Foto: http://www.torinofilmfest.org/

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