Diario di una sofferenza

Gli orrori del nazismo

“Devo raccontare” è il diario scritto da Masha Rolnikaite, edito da Adelphi Edizioni, nel quale la stessa autrice racconta, in maniera toccante e al contempo cruda, la sua odissea di ebrea tra il 1941 e il 1945 in Lettonia.
Masha è nata nel 1927 a Klaipeda e all’età di 13 anni ha avuto la sventura di conoscere gli orrori del nazismo nella sua essenza più pura: dapprima con la madre e i fratelli, un maschietto, Ruvele, e due femmine Rayele e Mire, è stata rinchiusa nel ghetto di Vilna; successivamente, dopo essere stata separata dalla sua famiglia, ha conosciuta il lager di Strasdenhof, presso Riga, in Lettonia, e di Stutthof, presso Danzica. Masha ha annotato fin da subito ogni cosa, ogni avvenimento, fino alla proibizione della madre dovuta alla crescita del pericolo legato alla presenza dei soldati tedeschi. Ma lei non si diede per vinta e, con la convinzione di dover assolutamente ricordare tutto, ha iniziato a registrare nella sua mente quanto accadeva. Anche durante la prigionia nei lager non smise di appuntare la triste realtà che gli era piombata addosso e, non avendo né carta né penna, iniziò ad usare i cartoni dei sacchi di calce e cemento sparsi qua e là, che venivano utilizzati per il lavoro all’interno dei campi di concentramento, nascondendoli tra i vestiti o nel primo angolo sicuro. Sono indicibili le sofferenze che, nonostante siano state raccontate più e più volte attraverso pellicole cinematografiche, documentari e libri, fanno rimanere il lettore senza fiato; le lacrime sono troppo banali e le sensazioni che tali racconti suscitano sono solo di sdegno, rabbia e incredulità.

Masha oggi vive a Sanpietroburgo, è sopravvissuta grazie alla sua forza d’animo e alla speranza, che nonostante i tanti momenti in cui sembrava veramente finita, non l’ha mai abbandonata; si è portata dietro anche l’odio verso i suoi carnefici, che trovavano divertente umiliare la vita dei propri simili.
Questo diario fa tornare alla mente quello di Anna Frank, ma come la stessa Masha ha sottolineato “C’è una grande differenza tra me ed Anna Frank. Io sono sopravvissuta“. La semplicità del racconto riesce a coinvolgere così tanto il lettore da non farlo riuscire a smettere di leggere; forse la sua forza sta nella descrizione effettuata attraverso gli occhi di una bambina, in maniera così lucida, che il dolore, le umiliazioni e le violenze sembrano ancora più ingiuste ed inspiegabili. Ma gli ebrei non sono anche loro esseri umani? Proprio per non dimenticare, Masha, come anche altri sopravvissuti, continua a raccontare gli orrori che ha vissuto sulla proprio pelle alle nuove generazioni, affinché ciò che è accaduto non si ripeta mai più.

Amalia Papasidero

Click Here to Leave a Comment Below