Di rotta in rotta: “Tremonti, il timoniere del Titanic”
In Tremonti, il timoniere del Titanic, Castellotti e Scacciavillani in circa cinquecento pagine ricostruiscono, con linguaggio accattivante, la vicenda umana, professionale e politico-economica dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti restando, pur nelle riflessioni personali e di parte, aderenti ai fatti.
G. Castellotti – F. Scacciavillani, Tremonti, il timoniere del Titanic, Ed. Internazionali RiunitiTremonti, il timoniere del Titanic, edito da Editori Internazionali Riuniti nel novembre 2011 nelle biografie non autorizzate e scrittodall’ex-firma dell’Unità Giampiero Castellotti e dall’economista, ora consulente ai fondi d’investimento dei Paesi Arabi, Fabio Scacciavillani, illustra in una ventina di capitoli, l’iter formativo e politico di Giulio Tremonti e la storia economica e politica dell’Italia dell’ultimo trentennio.
I due autori collaborano ora alla testata del Fatto Quotidiano di Padellaro, Travaglio e Gomez e il libro, con la prefazione dello stesso Gomez ha, in calce, una serie d’interventi di altri noti economisti che offrono nuovi spunti di riflessione sia sui punti di forza sia sulle contraddizioni dell’economia di Tremonti.
Nel libro, la scrittura di Castellotti e Scacciavillani, ricca di metafore e di aneddoti, alleggerisce i contenuti più tecnici e ricama con stile sagace il lungo iter del Nostro senza perdere in rigore documentativo.
Così Tremonti, fin dalla scelta dei titoli dei capitoli, è salacemente descritto vuoi come fancraxista nel capitolo che lo ricorda come consulente tributario del periodo craxiano e che lo vedrà autore della parte economica del Concordato nel 1984; vuoi come lo Scilipoti d’Antan nel capitolo che ricorda la sua salita, nel 1994, sul carro vincente di Arcore dimenticando d’amblée la folgorazione avuta poco prima per Mariotto Segni e che pure gli aveva permesso di entrare in parlamento.
Gli avvenimenti più personali partono dalle radici valtellinesi e beneventine da parte materna, per poi passare a quelli professionali di giovane docente universitario laureato in legge ed esperto di diritto tributario a Pavia fino all’apertura, come contitolare, di uno studio di consulenza tributaria a Milano cui se ne aggiungerà un secondo a Roma.
Studi con frequentatori e clienti di prestigio e di livello nazionale quali banche e grossi imprenditori, non ultimo Berlusconi, ai quali di certo, nello specifico delle competenze tributarie e considerati gli elogi di alcuni estimatori di Tremonti, non possono non aver portato un qualche vantaggio fiscale.
Nell’intreccio dei fatti personali e di quelli pubblici di Tremonti, ne esce anche un quadro sconsolante della politica nostrana in cui, a farla da padrone, più che uno stato di diritto rivolto al servizio del bene comune, si evidenzia uno stato di potere non scevro da arroganza che va barcamenandosi fra la difesa dei privilegi dei soliti noti e le regalie variamente articolate per la corte che li circonda.
Una realtà spregiudicata in cui prevale la pratica del do ut des e in cui il Nostro dimostra di sapersi adeguare e cambiare d’abito in modo camaleontico secondo le circostanze.
In Tremonti, il timoniere del Titanic si ha l’impressione che il ministro abbia fatto sua una filosofia machiavellica in cui il fine va giustificando i mezzi purché utilizzati con prudenza e accortezza e senza mai troppo esporsi. Questo anche a rischio di apparire sfuggente o con affermazioni di circostanza che sono poi negate o lasciate in sospeso nei fatti. Del resto bisogna dargli atto che, a oggi, tanta accortezza l’ha preservato dalla spiacevolezza d’indagini giudiziarie se non di riflesso e per via del suo braccio destro e amico Marco Milanese che resta ancora Sub judice.
Complessivamente, in Tremonti, il timoniere del Titanic si profila la figura di un personaggio un po’ incongruente o forse la coerenza di tutta questa vicenda è da ricondurre a un’accorta e prudente navigazione a vista finalizzata a individuare, in primis, le rotte più adatte a Tremonti stesso.
Pazienza poi se i vari passaggi di rotta abbiano finito col somigliare più a una sorta di slalom dietro obiettivi indecifrabili piuttosto che, considerati anche gli enormi poteri che in seguito Giulio Tremonti si è ritrovato ad avere come ministro dell’economia e le responsabilità che gliene derivavano, una salda tenuta di timone verso un’unica rotta di più convincente ed efficace respiro economico.
Emanuela Carbonelli