Questa non è la storia della Polaroid

Simbolo di generazioni passate e presenti, la fotografia istantanea cambia e ritorna. Un viaggio nel passato, ma non solo. Molti gli artisti che si approcciano a questo tipo di arte fotografica, tantissimi gli appassionati nell’era digitale.

 

2 luglio 1975 – Casa Bianca: Bianca Jagger, Jack Ford, Andy Warhol

 

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a quanto tempo non stringete tra le dita una fotografia? E se non siete dei professionisti, da quanto non tenete in mano una macchina fotografica? Il vostro strumento di riferimento è senza dubbio lo smartphone. Ma forse per alcuni di voi non è passato così troppo tempo. È vero, cambia il modo di vedere il mondo, le cose, le persone, cambiano i supporti tecnologici che accompagnano la nostra vita, ma ci sono oggetti, come la fotografia, quella cartacea, che prepotentemente tornano in auge. In realtà, la storia della Polaroid ci insegna che ciò che si piega non si distrugge. Chi di noi, tra parenti e amici, non si è imbattuto in una macchina fotografica istantanea o ne conserva il ricordo in fotografie ormai sbiadite dal tempo?
Se è vero che i supporti tecnologici hanno sgretolato la nostra dimensione umana – per esempio non abbiamo più distanze grazie a internet – è vero anche che la fotografia ha dovuto reinventarsi col passare del tempo. Nello specifico, quella istantanea, tenuta viva in questi suoi primi settant’anni della sua storia, è come un tesoro da proteggere. Quando sembrava che fosse arrivata la sua fine, ha trovato nuova linfa vitale per sopravvivere.

All’origine della storia della polaroid: l’artefice e la bambina

Nell’ormai lontano 1937, lo scienziato e fisico Edwin H. Land, dopo aver inventato e brevettato le lenti polarizzate, fonda la Polaroid Corporation, il cui nome deriva dalla sua invenzione. La storia racconta che la realizzazione della prima macchina istantanea giunse dieci anni dopo. Mentre Land scattava delle foto alla figlia di tre anni, quest’ultima chiese al padre il perché non si potessero vedere da subito le foto sviluppate. Sappiamo che i processi di sviluppo erano decisamente più lunghi di quelli attuali, e fu proprio l’ingenuità della bambina a far gridare Eureka! al nostro Land, che ringrazieremo per sempre. Il resto è storia. Iniziarono le produzioni di diversi modelli e poi di diverse pellicole, all’inizio solo in bianco e nero poi anche a colori.

L’interesse verso questa nuova forma fotografica investì non soltanto le varie generazioni tra gli anni Cinquanta e Ottanta dello scorso secolo, ma anche numerosi artisti, tra i quali il famoso Andy Warhol, re della Pop Art, e Maurizio Galimberti, celebre, dagli anni Ottanta, per i suoi mosaici fotografici. Solo per citarne alcuni.

Maurizio Galimberti

 

Quando sembrava che il sogno fosse finito

Mentre inizia, alla metà degli anni Ottanta, la produzione di macchine istantanee da parte di aziende concorrenti, e nonostante Polaroid mantenesse il primato, il consiglio di Amministrazione dell’azienda decide di mettere Land alla porta. Steve Jobs, grande ammiratore di Land, definì tale decisione «una delle peggiori idiozie mai sentite», mentre sulla persona di Land disse, in un’intervista a Playboy: «Land era un piantagrane. Abbandonò Harvard e fondò Polaroid. Non fu soltanto uno dei maggiori inventori del nostro tempo, ma, cosa ancor più importante, riuscì a cogliere il punto di incontro tra arte, scienza e affari e a costruire un’azienda che sapesse esprimerlo». La Polaroid Corporation continuò la produzione fino al 2008, poi l’azienda chiuse i battenti.

Edwin Land

Un’ingloriosa fine per lo storico marchio, seppur non definitiva. Infatti, nel 2010 a Enschede, Olanda, un gruppo di ingegneri e tecnici, con la passione per Polaroid, decise di acquistare una fabbrica appartenuta alla Corporation e di rilanciare la produzione della pellicola. Il risultato di questo sforzo di ingegno e caparbietà, definito impossibile, dotato di molta passione per la fotografia istantanea, porta il nome di Impossible Project, appunto. Riprendono le vendite delle pellicole e gli appassionati possono tirare un sospiro di sollievo.

Andy Warhol

 

E oggi?

Tantissimi sono gli appassionati della pellicola istantanea. Girovagando per siti internet, non è difficile incontrare giovani fotografi amatoriali che negli ultimi anni si sono avvicinati a questa forma d’arte. Non sorprende questa vicinanza alla Polaroid. Di fatto, ha in comune con la fotografia digitale l’immediata disponibilità. La poesia perduta nell’oggetto digitale viene recuperata, quasi come un feticcio, nella pellicola istantanea. Oggi si fotografa in abbondanza, con la possibilità di scegliere soltanto dopo gli scatti migliori. Con una macchina istantanea si hanno poche possibilità, oltretutto costose. In qualche maniera torna l’interesse e l’attenzione per il soggetto da immortalare. Si osserva il contorno, poiché non ci saranno post-produzioni. La fotografia torna a essere reale. Tangibile. Irripetibile.
È interessante come, senza l’uso dei filtri a cui si è abituati oggi, una fotografia istantanea sia in grado di regalare sorprese proprio nella resa del colore o del semplice b/n, in quanto ogni scatto conserverà l’unicità dello sviluppo, deciso tra chimica e luce.

 

Alla Polaroid è stato dedicato un museo nel LINQ di Las Vegas, che dal 2014 offre la possibilità di vedere alcune delle più belle, elaborate e interessanti fotografie. Un viaggio fatto di macchine fotografiche che arriva fino alle ultime attuali creazioni. E per chi volesse c’è la possibilità di stampare le proprie foto in formato Polaroid.
Ma torniamo nel nostro continente; in Italia, gli appassionati spesso si rincorrono sulla rete dei social in diversi contest. A livelli più interessanti troviamo un’iniziativa risalente a qualche anno fa, un’esibizione collettiva internazionale dal titolo “Polaroid easy art?” un progetto di Mirko Albini, fotografo e promotore della mostra.

Qualche mese fa si è chiusa a Berlino una mostra su Wim Wenders regista, pioniere del nuovo cinema tedesco. Wenders racconta che, dopo aver appreso della morte di John Lennon, iniziò a scattare istantanee, quasi come a dire che la vita è così fugace che l’istante unico e irripetibile va fermato in uno scatto. Oltre alle opere del regista, ci sono numerosi altri nomi celebri quali Nobuyoshi Araki, Sybille Bergemann, Chuck Close, Guy Bourdin, Barbara Crane, David Hockney, Robert Mapplethorpe, Robert Rauschenberg, Erwin Wurm, Andy Warhol e tanti altri. La mostra è stata presentata da Barbara Hitchcock, fotografa e autrice di best seller (Innovation Immagination e The Polaroid Book) ma è soprattutto una delle curatrici del The Polaroid Projekt, in questi anni itinerante in tutto il mondo. In Italia non è ancora prevista ancora nessuna data, ma si segnala ugualmente un festival della fotografia istantanea dal nome ISO600, arrivato alla sua quarta edizione lo scorso luglio a Riccione, in cui cinquanta Polaroiders italiani e internazionali hanno avuto la possibilità di esibire le loro istantanee.
Che siate amanti del digitale o dell’analogico, scattare foto è una priorità nella nostra quotidianità. Fatelo con stile e… sorridete!

Chiara Bianchi

Nata in Puglia, emigrata al Nord per laurearsi in Lettere Moderne e specializzarsi in Musicologia. Attualmente vive in Germania, con suo marito e i suoi due cani. Jago, setter inglese, e Laika, cane lupo italiano. Scrive da sempre, diarista per convinzione. Musicista per diletto e fotografa per passione. Dipendente dalla lettura e feticista del libro. Predilige il genere del racconto, ma non disprezza i bei romanzi. Colleziona vinili, macchine fotografiche e strumenti musicali.

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