
La grande pittura americana in mostra a San Marino
Per la prima volta in Italia in mostra alcuni tra i più influenti maestri della pittura americana del XX secolo, da Hopper a Warhol, in diciotto opere esposte a Palazzo SUMS fino al 3 giugno.
Nel secondo dopoguerra l’asse di riferimento artistico si spostò da Parigi a New York, dove alcuni artisti avevano metabolizzato le ricette delle avanguardie europee e, artisticamente parlando, trovarono la forza di tagliare il cordone ombelicale che li univa al vecchio mondo. In particolare il Surrealismo perse la connotazione intellettualistica ed introspettiva europea, conservando però quell’automatismo del gesto generatore del linguaggio spontaneo ed intenso di Pollock e degli action painters, fautori della più influente pittura americana del XX secolo: l’Espressionismo astratto.
Le tre sale della mostra ripercorrono gli sviluppi dei nuovi linguaggi. Nella prima sala il grande salto dell’Espressionismo astratto, nella seconda il realismo della “scena americana” e nella terza la Pop Art. La mostra si apre con Arshile Gorky, anello di congiunzione tra i due mondi. Good Hope Road – Strada della Buona Speranza – del 1945 testimonia l’ultima fase di ricerca e trasformazione dell’artista che, dopo essersi misurato con i grandi maestri europei del primo Novecento, si accosta negli anni ’40, attraverso Miró, al Surrealismo. Due tele di Jackson Pollock del periodo del dripping – sgocciolamento – preludono a un tuffo nelle soffici sfumature rosate di Mark Rothko, considerato precursore della Color Field Painting – Pittura a campi di colore –, la componente coloristica dell’Espressionismo astratto.
Per finire, una grande tela in bianco e nero del 1960 di Franz Kline, impropriamente etichettato come espressionista astratto, che adottò il suo stile più tipico grazie al suggerimento di Willem de Kooning, di proiettare uno dei suoi innumerevoli bozzetti sulla parete; da allora le sue creazioni seguirono lo stile di ciò che aveva visto. Nella seconda sala Edward Hopper, caposcuola del realismo della “scena americana”, con Drug Store – Emporio – del 1927: immagine notturna di un desolato angolo urbano immerso in un livido gioco di luci ed ombre che ne accentua il senso di profonda solitudine. Nella stessa sala un altro esponente del realismo americano, Thomas Hart Benton, con Industry (Women spinning) – Industria (Donne che filano) – che fa parte di una serie di quindici dipinti intitolata “Epopea Storica Americana”, realizzati negli anni ’20 ed il cui stile ricorda i murales. Benton, ispirato dalla tradizione di Michelangelo, Tintoretto, El Greco, e Daumier, ha realizzato numerosi lavori murali che riprendono la vita quotidiana locale e che oggi vengono collocati nella corrente del Regionalismo. Nella terza sala il vate della Pop Art, Andy Warhol, con un autoritratto e “Jackie”, che è anche l’icona della mostra, e l’inconfondibile Georgia O’Keeffe con Deers Skull with Pedernal – Teschio di cervo con (monte) Pedernal – un altopiano vicino alla sua casa di Ghost Ranch, in New Mexico, cui era particolarmente legata e che ricorre spesso nei suoi dipinti.
Ovviamente la mostra non racconta tutta la pittura americana del XX secolo, ma seguendo il suo filo conduttore possiamo cominciare ad orientarci nelle grandi pianure e a decifrare i linguaggi del nuovo mondo.
Laura Marsano