Freddie Mercury: da rockstar ad icona pop. Ritratto in chiaroscuro

Il 24 novembre si celebrava il ventennale dalla morte di una delle più grandi rockstar del secolo scorso. Col passare degli anni la sua popolarità ha continuato a crescere, tanto da trasformare l’artista in una vera e propria icona. Ma Mercury merita di essere considerato un modello positivo?

A vent’anni dalla morte dovuta ad HIV, Freddie Mercury – al secolo Farrokh Bulsara – rimane uno dei personaggi più noti e discussi del panorama musicale mondiale. È divenuto un modello per i musicisti che l’hanno seguito e un’icona del pop, soprattutto per le sue performance spettacolari. È diventato, più dopo la morte che in vita, un simbolo della comunità omosessuale. Col passare degli anni la sua popolarità sembra continuare a crescere e l’uomo, e showman, si è trasformato in qualcosa di più, in un simbolo di uno stile di vita e di un certo modo di fare musica.
Ma Freddie Mercury è davvero un modello positivo? Per rispondere a questa domanda è necessario tornare indietro negli anni, recuperare ciò che di autentico c’è nell’icona, depurandola dagli stereotipi e dalle distorsioni del tempo. Il processo di “beatificazione” ha infatti tramandato un’immagine del frontman dei Queen almeno in parte deformata.
Cominciamo dalla musica. A livello tecnico il talento del nativo di Zanzibar è indiscutibile. La sua era una voce incredibile, capace di spaziare tra i generi come poche altre: dalle sonorità rock e quasi heavy, ai duetti col soprano Montserrat Caballé. E tuttavia il personaggio viene identificato più per le sue performance spettacolari ed irriverenti – ammirate sui palchi di tutto il mondo e nei videoclip del gruppo inglese – che per le capacità canore. Ma chiunque abbia visto uno dei suoi spettacoli sa che i momenti più memorabili sono quelli in cui Freddie Mercury sedeva al piano. In fondo gli show dei Queen, inquadrati negli anni ‘70-‘80, anni in cui pantacollant e capelli fuori misura non erano certo un’eccezione – parliamo degli anni dei Kiss dopotutto –, non erano poi così scioccanti. A sorprendere il pubblico erano il talento e la creatività di un quartetto di grandi musicisti, di cui Mercury era la punta di diamante.

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Per quanto riguarda lo stile di vita, il cantante dei Queen sembra essere l’incarnazione stessa della dualità. Tanto sfrontato sul palco quanto riservato al di fuori, ha sempre cercato di mantenere separata l’immagine di showman dalla vita privata, proteggendo i propri cari e se stesso, in particolare durante il decorso della malattia che infine lo avrebbe sconfitto. Mercury è stato a volte criticato per aver nascosto la sua condizione invece di sensibilizzare il grande pubblico, ma davvero si può biasimare un uomo per aver mantenuto la propria vita privata tale, invece di sbandierarla ai quattro venti? Di aver magari temuto di rivelare di aver contratto una malattia socialmente debilitante come l’HIV?
In tutte le sue contraddizioni e mancanze, se tali si possono definire, vediamo il vero Freddie Mercury, un uomo che è diventato mito e icona realizzando semplicemente la propria arte. Per questo merita probabilmente lo status di icona molto più di chi, ai giorni nostri, cerca di sconcertare a tutti i costi, di ammaliare con il fisico e i richiami alla sessualità, lasciando indietro la musica.

Alessandro Turco

Foto: http://www.flickr.com/photos/jason_selby/2987833674

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