Attraversando Francia e Italia in sella… alla “satira”

Proposta per l’estate 2010: seguire un  itinerario franco-italiano (ri)leggendo un classico della letteratura inglese. Come intraprendere un “viaggio sentimentale”.

La celebre penna dell’Ugo Foscolo traduttore ha accompagnato i lettori italiani lungo le tappe, geografiche e non, del noto viaggio (sentimentale) di Yorik. Riprendiamo ora in mano l’opera  di Laurence Sterne, Viaggio sentimentale (A Sentimental Journey through France and Italy) per apprezzarne un paradosso. Quando esce nel 1768, il romanzo si connota come satira di un genere molto “in” all’epoca – la letteratura di viaggio – e con esso della moda del Grand Tour, il viaggio di formazione nell’Europa continentale intrapreso dai giovani gentiluomini inglesi.
La trasgressione satirica di Sterne è evidente nel titolo, vera e propria dichiarazione d’intenti: leggi, usi, costumi, abitudini, e peculiarità artistico-culturali dei luoghi visitati sono messi in ombra da uno sguardo attento, piuttosto, alle piccolezze, alla gente e agli effetti mossi nell’animo del protagonista. Il viaggio sentimentale è un viaggio dentro al proprio io, alla scoperta di emozioni e pensieri. Il diario di viaggio fatto di descrizioni dettagliate lascia il posto a un diario di autoanalisi. Una carrellata di personaggi, spesso alla stregua di macchiette, e situazioni più o meno frivole e rocambolesche – alla Don Chisciotte per capirci – fungono da pretesto per dipingere un tableu di sentimenti; e i colori non vogliono dipingere le sfumature di tramonti o orizzonti ma quelle di un animo.
Questo è il Viaggio sentimentale che tutti conosciamo. Quello studiato (o che secondo la prof avremmo dovuto studiare). Ecco invece il paradosso a cui accennavo: tra estasi sentimentali, pensieri sviscerati e analisi solipsistiche è andata smarrita la valenza di (non) letteratura di viaggio delle pagine di Sterne. Sì, perché da che esiste la parola scritta, quando in letteratura s’intende parodiare un genere, l’unica strada è quella che passa per quello stesso genere.
Nel 2010 un libro come scritto da Laurence Sterne non risulta di lettura così immediata, né lo è la traduzione di Foscolo. Ebbene, credo possa essere un nuova via d’accesso al romanzo il ripercorrere le tappe interiori di Yorik soffermandoci su quelle esteriori. Ovvero, recuperare quell’aspetto volutamente disatteso dall’autore. Dar vita a una trasgressione della trasgressione. Il peregrinare introspettivo del protagonista corre infatti  parallelo a fugaci fotografie di paesaggi curiosi. È possibile, allora, gustarsi il fascino “esotico” per un inglese dei due paesi che per molto tempo hanno detenuto il dominio di arte e cultura. Francia e Italia, le cui abitudini sono osservate ogni volta da una prospettiva particolare e pittoresca. Il viaggio di Yorik ha inizio a Calais, per esempio, e la città si conosce attraverso l’incontro con un monaco. Montreuil è spiata dai ceti bassi, grazie al domestico La Fleur, nuovo compagno di viaggio. Ci sono poi l’immancabile Ville lumière e Versailles dove avviene l’incontro/scontro con la legge e la burocrazia a causa del passaporto che Yorik non possiede, dando vita ad una divertente sequenza di avventure e malintesi. E così via tra città francesi e italiane,  tra equivoci e gag, tra amori fatui e commenti su usi, costumi e morale delle città ospiti (più o meno in contrasto con quelli del protagonista).
Allora non resta che partire con il libro in una mano ed un taccuino nell’altra, per annotare cosa è cambiato e cosa no in questi due secoli e oltre.

Laurence Sterne, “Viaggio sentimentale” [ con testo originale a fronte], Bur, 1995, € 11,50

Silvia Blakely

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