Vasco Rossi: da icona della “vita spericolata” a testimonial della “vita normalizzata”
La popolare rockstar protagonista di un libro che racconta come alcuni giovani con disabilità bolognesi cerchino, con l’ausilio di parenti e operatori sociali, di conquistare la ”normalità”.
“Voglio una vita spericolata” proclamava Vasco Rossi negli anni ’80 in quella che rimane una delle sue canzoni “di punta”. Almeno a livello verbale, la propensione per la spericolatezza non ha abbandonato in questi anni il grintoso interprete canoro nostrano, almeno a giudicare dalle sue recenti performance dialettiche sui social network. Tuttavia, con l’età matura, il “Blasco” nazionale alle aspirazioni di audacia ha saputo anche aggiungere una componente di riflessività e sensibilità, come ha evidenziato di recente il suo coinvolgimento nel libro intitolato Voglio una vita…Normali, diversi. Nove ragazzi di fronte alla vita, realizzato dalla Fondazione Dopo di Noi Bologna onlus. Il testo è costituito da due racconti dello scrittore Davide Rambaldi, corredati da decine di fotografie e da diverse tavole illustrate a colori. Vasco Rossi si è prestato di buon grado a divenire uno dei personaggi dei racconti, nel ruolo di sé stesso, quale vicino di casa dei ragazzi. In alcune illustrazioni, la rockstar compare addirittura sotto forma di cartoon insieme ai suoi giovani amici. La pubblicazione, lanciata a fine settembre, si ispira all’esperienza realmente vissuta da alcuni disabili, dagli educatori che li assistono e dai loro familiari, nell’ambito della Fondazione bolognese “Dopo di Noi”.
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Questa onlus opera dal 2003 per agevolare in maniera concreta forme di autonomia nei giovani affetti da disabilità cognitiva. Sono state così create due strutture dove i ragazzi disabili, organizzati in piccoli gruppi a rotazione, possono “imparare ad abitare” sotto la supervisione, ridotta a livelli minimi quanto a invasività, degli operatori sociali. Gli appartamenti in questione sono stati denominati “Casa Fuoricasa” e “Casa in città” e in questi spazi i giovani con disabilità possono gestire da soli le attività di tutti i giorni, quelle che per le persone “normali” – ma non per loro – sono semplice routine. Per i giovani con disabilità, la dipendenza dai genitori finisce infatti spesso con il frenare il potenziale di crescita personale. Inoltre, la mancanza di indipendenza genera apprensione nei loro genitori, al pensiero di quando i loro figli saranno portati dalle vicende della vita a proseguire il loro cammino da soli. Progetti educativi di questo tipo, che coinvolgono i ragazzi in esperienze di coabitazione con altre persone, con cui dover interagire attivamente, servono ai ragazzi per confrontarsi con i propri limiti e per spronarli a superarli. Per loro, infatti, la vera spericolatezza è la ricerca della “normalità” e di una vita ordinaria, possibilmente non proprio “piena di guai”, come intonava il Vasco nazionale nella sua hit, perché per loro c’è già il “guaio” di fondo di essere nati “diversi”, in una società che guarda con sospetto chi non rientra nella norma. E qui, nel nostro immaginario, le note della Vita spericolata del Vasco iniziano a mixarsi con quelle della melodia di un altro grande esponente pop nostrano lungo la Via Emilia, quel Lucio Dalla che in un suo memorabile pezzo canoro declama una massima degna del miglior trattato di filosofia: «Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è… essere normale».
Raffaele Basile
Foto: Illustrazione di Giulia Argnani. Concessa dalla Fondazione “Dopo di Noi” onlus