Tumori: le diagnosi migliori sono quelle fatte “da cani”
Da novembre 2011, nel nostro Paese, è attiva “Medical Detection Dogs Italia Onlus”, un’associazione che si occupa di promuovere la ricerca scientifica ed addestrare i cani ad individuare tumori e malattie metaboliche attraverso l’olfatto. (Foto: FLickr cc mtsofan)
Finalmente si apre anche in Italia la speranza per una ricerca scientifica che si serve degli animali non come “cavie da laboratorio” ma come “collaboratori”.
In occasione della visita in Italia di Claire Guest, esperta cinofila e responsabile della Charity inglese “Medical Detection Dog” (MDD), il 27 febbraio, a Milano, si è tenuto un incontro per far conoscere e promuovere l’operato dell’affiliata italiana, “Medical Detection Dogs Italia Onlus” (MDDI Onlus), nata negli ultimi mesi del 2011 con l’obiettivo di sviluppare una ricerca scientifica basata sull’ultilizzo dell’olfatto dei cani nella diagnosi precoce dei tumori. Un metodo che si presenta quindi semplice, rapido e non invasivo per i pazienti.
Studi e ricerche effettuati in Inghilterra, Francia, Giappone, Germania e Stati Uniti confermano la capacità dei cani di rilevare, attraverso l’olfatto, alcune sostanze volatili (bio-marker) che provano la presenza di malattie metaboliche e di alcuni tumori all’interno di campioni biologici.
Risultati promettenti, con alte percentuali di riconoscimento, sono stati ottenuti in particolare per i tumori alla prostata e alla vescica attraverso l’analisi delle urine. Campioni di feci aiutano ad individuare tumori al colon mentre il cancro ai polmoni o alla mammella è facilmente rilevabile attraverso una semplice “annusata” a campioni di espirato (fiato). Il dato più sorprendente è che spesso le rilevazioni effettuate dai “cani detective” sono più precise di quelle ottenute dalle stumentazioni mediche e, soprattutto, hanno la capacità di individuare la malattia ai primi stadi.
L’idea che i cani potessero riconoscere i tumori attraverso l’olfatto fu lanciata nel 1989 da Williams e Pembroke nella rivista “Lancet”. Molte erano le testimonianze a riguardo tra cui quella di una donna che si era rivolta al dermatologo in seguito al continuo interesse che il suo cane mostrava nei confronti di un neo che, dopo analisi di laboratorio, risultò essere un melanoma.
L’olfatto è il senso più sviluppato nel cane. Mentre l’uomo si rapporta all’ambiente soprattutto attraverso la vista, il mondo del cane è fatto prevalmentemente di odori. Il cane possiede un epitelio olfattivo trenta volte maggiore del nostro. L’epitelio è collegato al cervello da cellule nervose che sono cento volte più numerose di quelle umane. Oltre a questo bisogna calcolare che la corteccia olfattiva del cane, cioè l’area del cervello che contiene i recettori per la codifica degli odori, è circa quaranta volte più grande della nostra.
Viste la grandi capacità innate di questi animali, l’addestramento dei “cani anti tumore” ha il solo scopo di insegnare al quattro zampe a “discriminare”, e segnalare, gli odori che interessano alla ricerca.
Stefania Zabrak