Ellis Island, arrivi e speranze
Ci sono molte cose interessanti e affascinanti da visitare e scoprire a New York. Una delle più stimolanti è senz’altro Ellis Island, punto di approdo per milioni di immigrati durante il secolo scorso. (Foto: © Francesco Longo; foto d’epoca: en.wikipedia.org)
Ellis Island è una piccola isola situata nella baia di New York. Una volta deposito militare, il piccolo isolotto è stato adibito dal 1892 al 1954 a centro di accoglienza, smistamento e controllo dell’immigrazione.
Non appena approdati sull’isola non si può fare a meno di notare l’altrettanto piccola Liberty Island, dalla quale si erge maestosa la Statua della Libertà, prima immagine che gli immigrati avevano dell’America.
Appena arrivati dal piccolo molo di Ellis Island parte un percorso che ci conduce all’interno dell’immensa struttura, dal 1990 museo dell’immigrazione. Da qui sono transitati più di dodici milioni di persone in cerca di una vita migliore negli Stati Uniti.
Non appena varcata la porta d’ingresso, ci si trova in un ampissimo salone con grandi vetrate e con lunghe balconate sui quattro lati, dove la polizia controllava dall’alto il flusso di gente entrante, sottoposta, dai medici, alle visite di controllo.
Le centinaia di fotografie dell’epoca presenti in ogni sala del museo ci accompagnano in un percorso a ritroso nel tempo fra depositi bagagli, panchine per l’attesa, stanze per controlli documenti o per accertamenti fisici.
I medici del servizio di immigrazione selezionavano le persone facendole mettere in fila indiana, segnalando con il gesso con lettere diverse chi doveva essere sottoposto a ulteriori controlli come i ciechi (E), le persone deboli (L), gli anziani (S) o i presunti malati mentali (X).
A volte poteva capitare di essere fermati per “presunta malattia mentale” anche a causa di malintesi. Gli immigrati, che nella maggior parte dei casi provenivano da piccoli paesi di provincia, molto spesso restavano impietriti e con gli occhi spalancati per la visione della Statua della Libertà, del grande edificio e dell’immenso salone in cui entravano: i medici e la polizia si ritrovavano quindi a fermare e sottoporre ad accertamenti persone che non avevano nient’altro se non soggezione e stupore.
Una volta sottoposti ai dovuti controlli e aver aspettato molto a lungo, se si aveva la fortuna di avere tutto in regola, si veniva accompagnati verso il traghetto che portava a Manhattan, dove sarebbe iniziata la dura avventura degli immigranti, nella quasi totalità dei casi analfabeti.
La visita a Ellis Island è davvero molto stimolante: ci porta indietro di cento anni per farci capire le enormi difficoltà che persone da tutto il mondo hanno dovuto affrontare alla ricerca di una vita nuova e, riportandoci al mondo attuale, ci fa comprendere come il flusso migratorio, se pur diverso, resta per molti l’unico modo per sperare una vita migliore,
Francesco Longo