Stati d’animo, croce e delizia della nostra vita

Qualche anno fa ho capito cosa può fare realmente la differenza nella nostra vita, cosa può rendere l’esistenza una piacevole avventura.
Prima di capire tutto ciò mi arrabbiavo facilmente se qualcosa andava storto, mi ferivano le persone che tradivano la mia fiducia o non mi rispettavano.
Criticavo con cattiveria il mio superiore per il suo atteggiamento “fazioso” nei miei confronti, vivevo con frustrazione le difficoltà del lavoro, con tristezza le sconfitte sentimentali  o i piccoli fallimenti di ogni giorno.
Poi ho capito.
Leggevo un libro consigliatomi da un mio caro amico e, mentre sfogliavo con interesse le pagine, colsi quello che era il punto di partenza per dare una svolta alla mia vita.

Quando parliamo di stati d’animo ci riferiamo alle sensazioni che proviamo ogni giorno e che incidono sulla qualità delle nostre giornate,si tratti di rabbia, gioia, tristezza, entusiasmo e via dicendo.
Tante volte ci diciamo di “non essere nello stato d’animo giusto”,  altre siamo in uno “stato di grazia” che ci dà vigore, energia ed entusiasmo.
Siamo stati abituati a “subire” i nostri stati d’animo  come qualcosa di incontrollabile, di indipendente dalla nostra volontà. Qui ci sbagliamo.
Roberto Re, l’autore di Leader di te stesso, parla di come gli stati d’animo dipendano dagli eventi che viviamo quotidianamente.
Se pensiamo ci accorgiamo come ogni stato d’animo è la conseguenza di un evento, sia la visita di un amico, la telefonata di una persona cara, un rimprovero, un incidente e così via.
Non siamo consapevoli però che tutto questo non è mai, e sottolineo MAI, né buono né cattivo, ma neutrale.
Potrà sembrare assurdo, ed anche a me non pareva realistico, ma l’esempio che trovai tra quelle pagine cambiò radicalmente tutto, come un fulmine a ciel sereno mi aprì gli occhi.
Andando a Bali in vacanza, in Indonesia, Re fu ospite di una festa locale, un funerale. La cosa che lo colpì fu costatare che tutti i parenti del defunto erano felici e contenti, e non vi era tristezza, nessuno che piangesse.
Il motivo risiedeva nella cultura religiosa del popolo, convinto che la morte segnasse il passaggio ad una vita migliore, e che la tristezza dei congiunti avrebbe impedito all’anima del defunto di ascendere in cielo.
In pratica il loro atteggiamento verso la morte dipendeva dalla loro cultura, dalla loro educazione orientata a vedere la morte con un cambiamento positivo.
Forse non consideriamo niente di più negativo della morte, eppure ci sono uomini su questa terra che non la pensano così, e questo ci deve far riflettere.
La morte, come ogni altra cosa, non è un evento negativo o positivo, ma siamo noi a darle un significato nell’uno o nell’altro senso.
E questo vale per ogni cosa, sia un incontro, un litigio, un licenziamento oppure una promozione, noi lo interpretiamo, inconsapevolmente, come positivo o negativo, e di conseguenza reagiamo emozionalmente.
Tutto dipende dalla nostra interpretazione, perché non conta cosa accade ma cosa pensiamo circa quello che accade.
Anche se non ce ne rendiamo conto, ogni giorno valutiamo e giudichiamo quanto ci accade,decidiamo continuamente se una cosa è buona o cattiva per noi.
Forse siete scettici, ed è normale, perciò vi invito a provare: iniziate ad osservare qualsiasi cosa come un evento neutrale nella vostra vita, cercate di distaccarvi e decidete di dare voi un senso negativo ( concentrandovi sulle conseguenze spiacevoli) oppure positivo ( focalizzandovi sulle cose piacevoli).
Se alcuni uomini sanno essere felici dinanzi alla morte, noi non possiamo avere uno stato d’animo positivo se rovesciamo il latte sul tavolo, rompiamo un vetro , qualcuno ci sgrida oppure un albero cade sulla nostra macchina?
Ecco cosa fa la differenza, cosa può trasformare la nostra vita: l’interpretazione della vita stessa, il nostro atteggiamento nei suoi confronti. Ascoltatemi! Provate!
Se mi sbaglio, poco male, avrete fatto una prova e non avreste perso nulla, ma se avessi ragione?
Se realmente cambiando atteggiamento poteste cambiare in meglio la vostra esistenza?
Non vale lo sforzo?
Io so solo che possiamo “scegliere” i nostri stati d’animo, e quindi il livello di felicità e soddisfazione che tariamo dalla nostra vita scegliendo il nostro atteggiamento.
Shakespeare diceva che la mente può fare della vita un inferno oppure un paradiso ed Edmund Spencer che è la mente a renderci ricchi o poveri, sani o malati, tristi o felici.
Oggi, come dice Og Mandino, è il primo giorno del resto della vostra vita.
Trovate in ogni persona che incontrate e in cosa che vi accade qualcosa di bello, di positivo, e concentratevi su questo aspetto anziché su altro che non gradite.
Fate questo esperimento per qualche giorno e capirete di cosa parlo.

Giacomo Papasidero
Coach e formatore
coach@giacomopapasidero.it
www.giacomopapasidero.it

Giacomo

Scrivere in poche parole (ma spesso anche in molte ;)) chi siamo è sempre difficile. Io credo che sia praticamente impossibile.nnSono convinto che ognuno di noi sia in costante cambiamento, sempre in evoluzione. Noi "non siamo" in un modo o in un altro, ma "diventiamo" noi stessi giorno dopo giorno, senza mai fermarci per poter meritare un'etichetta.nnPosso dirti che mi chiamo Giacomo, che ho 30 anni, che vivo ad Anoia. Poiché concordo con Cechov, che sosteneva che l'uomo è quello in cui crede, allora il modo migliore per aiutarti a capire bene chi sono è dirti che credo in Gesù, ho fede in Dio, quindi credo nell'Amore.nnPer questo motivo mi impegno ogni giorno per offrire, gratuitamente, una mano a chiunque ne abbia bisogno. Come responsabile della sezione di crescita personale, voglio dare strumenti concreti a tutti per cambiare la propria vita in modo reale e iniziare a vivere un'esistenza felice.

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