Soffrire di solitudine
Il paradosso, uno dei tanti, della nostra società è che siamo sempre in contatto, possiamo rimanere in collegamento con gli altri ovunque ci troviamo, possiamo raggiungere un punto qualsiasi del mondo in pochissimo tempo, siamo sempre in mezzo alle persone, abbiamo tanti amici (in questo Facebook ha fatto il suo!) e moltissimi conoscenti, stringere nuove relazioni non è mai stato così semplice eppure… siamo capaci di soffrire di solitudine ugualmente.
Ricordo una poesia che avevo letto parecchi anni fa, di cui mi sfuggono autrice e titolo, che diceva più o meno: “tra tanta gente sentirsi soli, in tanta luce trovarsi al buio, in grande festa sentirsi assenti”(vi ringrazio se la conoscete e mi date autrice e titolo;)). Spero di aver citato correttamente questi versi ma la cosa che mi preme è che la solitudine non si vince con il caos attorno a noi. Soffrire di solitudine è il risultato di un pessimo rapporto con noi stessi. Altro paradosso.
Sono convinto che la solitudine non sia una cosa negativa, anzi, sia un passaggio fondamentale per imparare ad amare, a conoscersi, a scoprire chi siamo realmente e poter entrare in contatto con il “noi” più autentico. La solitudine è quello spazio in cui ritroviamo noi stessi, la tranquillità per riflettere e crescere. Il grosso problema è che oggi ne siamo spaventati.
Soffrire di solitudine è spesso la conseguenza di una continua fuga verso l’esterno. Anestetizziamo la voce interiore, ignoriamo le contraddizioni che ci caratterizzano, zittiamo la nostra vera natura con ogni mezzo. Ci circondiamo di persone, ci oberiamo di impegni e appuntamenti, troviamo sempre nuovi modi per “divertirci” e facciamo il possibile perché siano sempre con altre persone attorno a noi. Tutto per non riflettere, per non osservarci. Fuggiamo da noi stessi ma dobbiamo ammettere, comunque, che è inutile. Alla fine dobbiamo restare soli, dobbiamo scoprire chi siamo e lì nasce la paura di soffrire di solitudine. Scappiamo perché non ci piace soffrire e ci hanno insegnato che soffriremo se resteremo soli. Siamo convinti che chi sta molto tempo da solo non stia bene, abbia qualche problema e che invece stare sempre nella confusione sia normale. Sbagliato!
Se impariamo a stare con noi stessi, ad apprezzare il silenzio di un’alba senza nessuno che ci distragga, se cominciamo a dedicare del tempo vero a riflettere, se impariamo a conoscerci e ad amare la solitudine, non ne avremo più paura e non soffriremo di certo. Possiamo superare questo timore ritagliandoci ogni giorno del tempo solo per noi, senza distrazioni artificiali (libri, televisione, cellulari). Non serve scomparire per ore, basta anche poco purché non sia occupato da nulla che non sia il momento stesso.
In realtà nessuno può soffrire di solitudine ma solo di astinenza: astinenza da tutte le forme di “distrazione” che utilizziamo per non restare soli con noi stessi. Quando avremo imparato ad amare la solitudine potremo amare la compagnia, senza averne bisogno, quando ci saremo liberati del bisogno delle persone, come dice anche De Mello, allora potremo amarle.
Per non soffrire di solitudine dobbiamo imparare ad amarla e comprenderla: da qui impareremo ad essere liberi e ad amare davvero, perché la solitudine non è l’assenza degli altri, ma la presenza di noi stessi.