Sciopero dei camionisti

Se la riforma a base di tagli e costi non aveva fatto protestare troppo gli italiani, lo sciopero dei camionisti dimostra che non ci interessa tanto pagare, quanto mantenere intatto lo status quo. In questi giorni le strade si bloccano a causa della protesta dei tir, come in Sicilia era avvenuto nei giorni scorsi. Molti protestano, le istituzioni si preparano, sembra, ad intervenire nel rispetto dei cittadini disagiati, ma il problema, a mio avviso, sta nei modi in cui tutto avviene.

Lo sciopero dei camionisti deriva anche da motivazioni ovvie, legate all’eccessivo costo dei carburanti, ma è fatto nel modo giusto? Ieri sera a Strisci la Notizia è stato mostrato come molti partecipanti alla manifestazione siano stati costretti ad aderirvi in modo poco corretto: bucando, o minacciando tale azione, le ruote dei vari tir. Per la serie “o partecipi alla manifestazione o ti danneggiamo il mezzo!”.

Non conta se questo è fatto per ottenere risultati utili a tutta la categoria, se lo sciopero dei camionisti passa attraverso la violenza ed un atteggiamento che potremmo definire criminale, anche il migliore motivo per manifestare passa in secondo piano. Anche in questo caso il vero problema sta nell’incapacità delle persone di rispettarsi reciprocamente. Non solo a monte, tra categorie e governanti, ma anche a valle, dove alcuni camionisti minacciano gli altri danneggiandoli senza esitazione.

Triste è poi constatare come le forze dell’ordine, consapevoli delle misure utilizzate per sostenere la manifestazione, restino a guardare senza fare nulla. L’indifferenza verso gli altri, unita al rispetto del tutto assente per coloro che non fanno come dico io, sono sintomi eclatanti dell’incapacità di amare nella nostra società. Se fosse l’Amore il pilastro portante, cosa che non avviene quasi mai, della nostra vita, protesteremmo pacificamente per le cose in cui crediamo senza bucare le ruote, agiremmo tenendo a mente l’interesse di tutti e non solo il nostro, per quanto legittimo, eviteremmo di arrivare a situazioni come queste, smettendo di imporre tasse e accise sui cittadini mentre vitalizi e sprechi proseguono nei saloni delle feste.

Possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo: amare, come dimostra lo sciopero dei camionisti, significa semplicemente lasciare che ognuno accetti o rifuiti le nostre idee e iniziative, senza per questo “bucargli le gomme”.

Giacomo

Scrivere in poche parole (ma spesso anche in molte ;)) chi siamo è sempre difficile. Io credo che sia praticamente impossibile.nnSono convinto che ognuno di noi sia in costante cambiamento, sempre in evoluzione. Noi "non siamo" in un modo o in un altro, ma "diventiamo" noi stessi giorno dopo giorno, senza mai fermarci per poter meritare un'etichetta.nnPosso dirti che mi chiamo Giacomo, che ho 30 anni, che vivo ad Anoia. Poiché concordo con Cechov, che sosteneva che l'uomo è quello in cui crede, allora il modo migliore per aiutarti a capire bene chi sono è dirti che credo in Gesù, ho fede in Dio, quindi credo nell'Amore.nnPer questo motivo mi impegno ogni giorno per offrire, gratuitamente, una mano a chiunque ne abbia bisogno. Come responsabile della sezione di crescita personale, voglio dare strumenti concreti a tutti per cambiare la propria vita in modo reale e iniziare a vivere un'esistenza felice.

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