“Pura vida”: il caleidoscopico “qui e ora” della Costa Rica
Nonostante le ridotte dimensioni geografiche, la Costa Rica sa regalare una grande varietà di colori, suoni e scenari naturali. Tutti da “gustare” attraverso il filtro della dimensione “pura vida” che caratterizza la vita della nazione. (Foto: © Raffaele Basile)
“Pura vida”. Se non avete mai messo piede in Costa Rica, l’espressione vi rimanderà con la mente al massimo all’insegna di qualche bar o pub della vostra città. Se invece siete stati nell’intrigante Paese centro-americano, avrete ben chiaro cosa intenda un costaricense quando pronuncia la sua “pura vida”. Sia si tratti di un saluto, che di un’espressione che denota relax o soddisfazione, poco importa, il significato è sempre lo stesso: chi la pronuncia vede e vive in rosa e non in nero. Per fugare eventuali sospetti che possa trattarsi di mera oleografia a uso del turista, basterebbe anche solo scrutare le placide facce dei lavoratori che di buon mattino si recano al lavoro in bici o sistemati in gruppo in sgangherati camion “cabriolet”. “Pura vida” sintetizza il “qui e ora”, il cogliere l’attimo senza divagazioni mentali. Di attimi da vivere la Costa Rica ne offre una sequenza interminabile. Quando ve ne andrete, vi porterete appresso un caleidoscopio di varietà cromatiche, di sonorità multiformi, di profumi variegati.
La rilassata animazione di una piazza di San JoséI colori degli elementi naturali variano spesso da una zona all’altra. Le onde limacciose e marroncine delle coste caraibiche nord-orientali cedono il posto a quelle più cristalline del versante pacifico. Le tinte della sabbia, del cielo, delle foreste pluviali, delle savane, dei vulcani, delle lagune, delle piantagioni di banane, sono macchie di colore, così diverse e così vicine, su una “tavolozza” sempre mutevole. A volte, anche una semplice farfalla o una piccola rana si offrono agli occhi con colorazioni quasi oniriche. Ciò che vale per la vista, può dirsi per tutti gli altri sensi. L’udito, ad esempio, è spesso blandito da sonorità intriganti, sotto forma di armoniose sinfonie di cavallette Esperanza, di “ruggiti” di “scimmie urlatrici”, di cinguettii di uccelli, la cui musicalità inconsueta talvolta fa sobbalzare, proprio come un clacson di un auto che “reclama” la strada. Anche l’olfatto vive una sua diversificata apoteosi.
Le bianche spiagge del Guanacaste, sul versante dell’Oceano PacificoBasti pensare che tra le stradine non asfaltate dei piccoli villaggi, l’odore della melassa con cui vengono “trattate” le strade dà la sensazione di stare transitando nei pressi di un’invitante pasticceria. Il contributo “umano”, ovvero quello che arriva dalla gente è però il più “colorato” e il più stimolante. I “pueblos” dei villaggi sono un grande centro di aggregazione. In queste piazze accade di tutto, ma sempre con estrema rilassatezza, spesso con la compagnia di animali domestici e da cortile: dai mercatini agli incontri di calcio, fino alla versione “fatta in casa” e, in linea di massima incruenta, della “corrida”, dove ci si limita a sbeffeggiare il torello di turno. In Costa Rica si possono anche incontrare nostri connazionali e una nutrita rappresentanza di yankee stabilmente trasferitisi a quelle latitudini. Se non fosse per l’idioma, si stenterebbe a riconoscerli. La maggior parte di questi è, infatti, la versione riveduta e corretta di ciò che probabilmente erano nei loro Paesi di origine: il trattamento “pura vita”, o “pure life”, a seconda dei casi, ha effetti ben visibili e duraturi.
Raffaele Basile