Punire i bambini

Molti genitori, mi racconta mio padre, erano i primi a consigliare ai maestri e ai professori di scuola di punire i bambini, anche fisicamente. Parliamo ovviamente di decine di anni fa, quando l’uso della violenza fisica come sistema educativo era considerato tollerabile per il “bene” dei ragazzi che così apprendevano educazione e buone maniere. Non ho mai capito come si possa insegnare rispetto, comprensione e amore con la violenza. In questi casi avrei preferito che insegnanti e genitori fossero stati presi dal dubbio di essere incoerenti.

Punire i bambini è ancora oggi, però, considerato lecito, anzi, addirittura il solo metodo buono per educarli davvero. Punirli, oggi, non vuol dire picchiarli, colpirli con una verga o una cintura o dar loro degli schiaffi (molti genitori sarebbero pronti a denunciare insegnati che si comportassero in questo modo), ma la sostanza non cambia: siamo persuasi che con le minacce, con le privazioni che possiamo imporre per via della nostra forza, sapremo educare i nostri ragazzi nel modo migliore.

Per prima cosa dovremmo essere coerenti e punire chiunque commetta gesti e  azioni che riteniamo sbagliate, e partire da noi stessi. Puniamo nostro figlio perché dice una parolaccia e poi siamo i primi ad utilizzarle? Puniamo nostro figlio perché ci dice una bugia ma noi gli nascondiamo le cose che non vogliamo sappia? Puniamo nostro figlio perché non condivide i suoi giochi con altri bambini ma poi ci arrabbiamo se tocca le nostre cose? Io dico: vogliamo punire i bambini quando sbagliano? Allora dovremmo prima punire noi stessi per le stesse mancanze. Ovviamente questo non accade perché per noi è diverso.

La verità è che le punizioni che infliggiamo per amore, e che invece sono frutto della sua assenza, della mancanza di pazienza o voglia di comprendere, noi non le gradiamo: a nessuno piace essere punito e quando accade non apprezziamo molto la cosa. Inoltre abbiamo subito, probabilmente, le punizioni quando eravamo noi i figli, e nonostante l’esperienza diretta, che dovrebbe aiutarci a capire meglio i nostri bambini, facciamo esattamente ciò che abbiamo detestato in passato, magari perché ci siamo convinti che era per il nostro bene e ci ha fatto crescere e diventare adulti.

Se una cosa non mi piace, tuttavia, non devo farla agli altri, anche e soprattutto se sono bambini. Ho scritto che è sbagliato punire i figli e le stesse motivazioni valgono quando vogliamo punire i bambini di altri. Educatori, insegnanti e noi tutti dovremmo ricordarci che non serve a nulla punire, e che possiamo creare una società libera e responsabile solo se diamo libertà e responsabilità. Possiamo creare una generazione comprensiva, amorevole e giusta, solo se siamo comprensivi, amorevoli e giusti. Non si crea la pace con la guerra, non si educano i bambini punendoli.

Ogni errore deve essere seguito dalla comprensione dei motivi per cui, il bambino, ha agito in quel modo. Dobbiamo spiegargli perché lo consideriamo un errore e ascoltare le sue ragioni come se fossimo noi a parlare. Dovremmo aiutarlo a correggerlo, facendogli assumere le responsabilità perché capisca che ogni azione ha conseguenze di cui è chiamato a rispondere. Dobbiamo aiutarlo a migliorare non perché altrimenti lo puniamo, ma perché possa essere libero, sereno, felice. Non serve a niente punire i bambini, dobbiamo invece educarli, aiutarli ad esprimere ciò che sono, a diventare il meglio che sono nati per essere. Le punizioni, in questo, non servono, ma serve invece una sola cosa: scegliere di amarli senza pretese, e mostrare loro un esempio che vorremmo, questa volta davvero, seguissero nella loro vita.

Giacomo

Scrivere in poche parole (ma spesso anche in molte ;)) chi siamo è sempre difficile. Io credo che sia praticamente impossibile.nnSono convinto che ognuno di noi sia in costante cambiamento, sempre in evoluzione. Noi "non siamo" in un modo o in un altro, ma "diventiamo" noi stessi giorno dopo giorno, senza mai fermarci per poter meritare un'etichetta.nnPosso dirti che mi chiamo Giacomo, che ho 30 anni, che vivo ad Anoia. Poiché concordo con Cechov, che sosteneva che l'uomo è quello in cui crede, allora il modo migliore per aiutarti a capire bene chi sono è dirti che credo in Gesù, ho fede in Dio, quindi credo nell'Amore.nnPer questo motivo mi impegno ogni giorno per offrire, gratuitamente, una mano a chiunque ne abbia bisogno. Come responsabile della sezione di crescita personale, voglio dare strumenti concreti a tutti per cambiare la propria vita in modo reale e iniziare a vivere un'esistenza felice.

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