Dark Star Safari. Dal Cairo a Città dal Capo via terra
Paul Theroux con questo appassionante ed appassionato libro ci spalanca una finestra sull’Africa più profonda, quella che nessuno ci racconta perché non fa audience e soprattutto che in pochi si prendono la briga di andare a scoprire.
Paul Theroux, Dark Star Safari
«Tutte cattive notizie, quelle dall’Africa. Questo mi dava la voglia di andarci, e non per l’orrore, per le zone calde, per i resoconti di massacri e di terremoti che si leggono sui giornali. Sognavo il piacere di essere di nuovo in Africa». Con questo inizio Paul Theroux dà il via a quello che dal titolo potrebbe apparire un diario di viaggio, ma che in realtà nasconde ben altro. Nel suo realismo oltre misura di grande viaggiatore che ha visto il mondo con i propri occhi, non nasconde fin dall’inizio che il viaggio che si sta apprestando a fare è anche un ritorno. Quarant’anni dopo, quell’Africa che ha frequentato da giovane insegnante universitario è ancora di più un astro ignoto nel nostro cielo. È la stella binaria e oscura che ruota attorno all’astro luminescente, la Dark Star appunto. Theroux non ci racconta solo le difficoltà e le meraviglie che un viaggio di tale portata comportano, ma apre anche una finestra su di un mondo sconosciuto, un mondo che le tv e i giornali non raccontano. Il suo è un parallelo tra l’Africa degli anni sessanta, dove c’era una grande speranza per il futuro, e l’Africa del nuovo millennio, dove sembra che tutto quanto di buono sia stato fatto allora sia ormai perso. Nel suo punto di osservazione privilegiato non mancano le critiche alla politica, che, considerata fine a se stessa, non ha fatto altro che produrre lotte di potere e lasciare in decadenza ciò che già esisteva e funzionava; alle missioni religiose, che snaturando le culture e le usanze hanno impoverito i popoli, ed infine, ma non ultime, le critiche alle associazioni umanitarie, che con i soldi raccolti in Europa o in USA dalle campagne pubblicitarie, con le loro politiche cieche hanno reso milioni di persone totalmente dipendenti dagli aiuti esterni. Il problema, secondo Theroux, è che si applicano soluzioni che africane non sono; perché non chiediamo agli africani di cosa hanno bisogno invece di imporre quello che noi crediamo sia giusto per loro?
«…i più civili che ho conosciuto non hanno mai usato la parola civiltà. I più perfidi si credevano consacrati come capi a vita, e si tenevano stretta la loro illusione. I peggiori di loro rubavano ai benefattori stranieri e al proprio popolo, come i ladri più abbietti che svuotano le cassette delle elemosine in chiesa. Gli africani più gentili non sono cambiati affatto e anche dopo tutti questi anni i migliori di loro sono degli straccioni.»
Il libro risulta scorrevole e di piacevole lettura, l’autore, tra visite a siti archeologici dispersi nel deserto e lunghe attese diplomatiche per l’ottenimento dei visti, arricchisce la narrazione con incontri e conoscenze importanti, ma anche con semplici autisti e mendicanti e, nonostante i numerosi imprevisti, Theroux si ostina, per quanto possibile, a portare a termine il suo progetto di varcare frontiere terrestri. In questo libro per certi versi illuminante, l’autore ci racconta che il Continente più verde ed affamato del pianeta è un luogo nel quale ci si perde felicemente e dove, prima o poi, si ha la voglia di ritornare.
Pistoni Daniele